Storie di Imprese

Caccin e gli origami di lamiera

Diploma al Liceo artistico, artigiano del ferro, progettista e fabbro a Somma Lombardo. All’arte si dedica da sempre, almeno dai tempi di un suo sogno irrealizzato: diventare scenografo

 

«Anomalo? Sì». A dirlo è Roberto Caccin, fabbro – definizione di comodo – a Somma Lombardo. Artigiano del ferro, artista, progettista. Perché all’arte si dedica da sempre; dai tempi di un suo sogno irrealizzato: diventare scenografo. Diploma al Liceo Artistico, l’amore per gli schizzi, i primi lavori per i set televisivi di Canale 5 e Televisione della Svizzera Italiana, per il Piccolo Teatro di Milano e le Terme di Caracalla. Fantasia e principi da ingegnere e la volontà di trasformare una carpenteria della tradizione in carpenteria creativa. Tra sculture armoniose e origami di lamiera.

Caccin, lei dice di voler lavorare sul sogno: ce lo spiega?
«Penso al mio sito: la mia immagine che si riflette in un foglio liquido come il latte. E tutto si trasforma, come il metallo, le strutture, i materiali. D’altronde mi sento sempre ingabbiato e gli amici mi definiscono “il maledetto” perché non sono mai fermo: disegno, metto le idee su carta, invento nuove soluzioni. Con un pizzico di creatività trasformo i cancelli in opere d’arte».

Quelle che le piace fare?
«Il lavoro deve servire per vivere e non ho mai preteso altro. In 25 anni ho risparmiato ed ora mi permetto di lavorare anche solo per il fatto di sentirmi appagato. Senza alcuna remunerazione, perché la filosofia artistica deve rientrare appieno in ciò che si fa nel quotidiano. Quindi il lavoro dev’essere sempre più qualitativo: me lo sono imposto. Ho tre collaboratori e un fatturato di circa 700mila euro all’anno, ma crescere sotto il punto di vista economico non mi interessa granché. A interessarmi da vicino è la crescita nel lavoro».

D’accordo, ma allora: artista o artigiano?
«Le due cose si fondono. Vivo con una sorta di tridimensione interna, perché ciò che faccio nasce nel momento stesso in cui mi si presenta l’idea. E’ una qualità che mi ha aiutato nella collaborazione con il Politecnico (un progetto dell’Associazione Artigiani Varese) dove lo scindere e il legare l’idea alla manualità permette la realizzazione immediata delle opere. E’ un concetto che trasmetto alle scuole: lo scorso anno ci inventammo il puff metallico; quest’anno stiamo lavorando alla fusione dei materiali: incastrarli e metterli insieme».

Anche scultore?
«All’ultima edizione di Art-Art, alle Ville Ponti, ho presentato l’Italia di Vitruvio in occasione del 150esimo dell’Unità. Una sfera dove si incastonano l’Italia politica e geografica e le singole regioni sono mosse da una sorta di torsione. E’ la forza del nostro Paese. Una forza che voglio far conoscere per dire a tutti che da questa “bolla” se ne può uscire».

L’innovazione è importante?
«Entra nel mio mondo attraverso l’osservazione e si manifesta attraverso il cambiamento: di se stesso e degli altri. Penso che il confronto con più persone ti aiuti a maturare e a riflettere: questo significa innovare. Così accade che nel lavoro non abbia mai uno stile preciso perché è l’ispirazione a muovermi. E’ per questo che nei tempi di consegna sono particolarmente lungo e vado in crisi nei lavori a matrice “industriale».

Eppure, lavori importanti ne ha avuti…
«Mi chiamano il “creativo aeroportuale” perché metto d’accordo la logica costruttiva con la logica di utilizzo anche nelle grandi opere. L’innovazione non si ottiene dal costo più basso del prodotto ma dal mettere la tua arte al servizio dell’industria».

Maestri d’Artigianato, il progetto dell’Associazione Artigiani, va in questa direzione?
«E’ un’esperienza più che positiva, perché mi confronto con colleghi che hanno una forza interiore pazzesca. Tutti insieme riusciamo a valorizzare il nostro operato: il progetto è una vera leva emozionale e ci crediamo».

La crisi?
«Non l’ho subita. In questi anni dobbiamo essere consapevoli del fatto di doverci dare tutti una mano. L’eccellenza ci dev’essere riconosciuta dall’Accademia e la proprietà intellettuale del singolo posta alla base del lavoro e difesa. La tutela delle idee è indispensabile per la buona riuscita del lavoro».



L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE 
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Pubblicato il 28 Agosto 2014
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