Varese, ascolta Bettinelli: “Primo: non avere paura”
Presentato in sede il nuovo tecnico biancorosso che crede più al lavoro che ai miracoli. Ecco le sue frasi a effetto: «Per non prendere gol basta tenere la palla». E ancora: «Chi si accontenta è già mezzo morto»
Sannino, Maran, un pizzico di Carmignani. Ma soprattutto Stefano Bettinelli. Il nuovo tecnico del Varese – “nuovo” forse non è il termine più adatto vista la sua lunga militanza biancorossa – ha diretto oggi (lunedì 19) a Masnago il primo allenamento dalla chiamata in sostituzione di Stefano Sottili e poi si è presentato alla stampa nella sede sociale di via Manin, seduto accanto a Mario Belluzzo (teoricamente il capo allenatore perché dotato di patentino necessario), al presidente Nicola Laurenza e al ds Gabriele Ambrosetti. Un poker tutto varesino cui si è aggiunto, ma solo per pochi istanti, Enzo Montemurro che ha voluto rimarcare la sua volontà di non mollare prima della fine del campionato e si è preso la responsabilità del momento difficile della squadra.
Passato rapidamente l’amministratore delegato, ecco l’uomo del giorno, Bettinelli (foto in alto: varese1910.it) appunto, che ha ricordato volentieri tre suoi illustri predecessori sulla panchina biancorossa: «Se riuscissi ad avere almeno un po’ della grinta di Beppe, dell’umanità di Gedeone e della pragmaticità di Rolando, sarei davvero sulla strada per essere un buon allenatore». Ma i nomi del passato non devono oscurare la figura del “Betti” che, al di là delle frasi fatte su varesinità e attaccamento alla maglia (riferimenti giusti, ma ora contano i punti in classifica), merita di avere il palcoscenico per sé.
Ottimo vice, profondo conoscitore dell’ambiente e di questo stesso spogliatoio, concreto allenatore della Primavera dello scorso anno, Bettinelli dice di non essere di molte parole ma al contrario è bravo a esprimere certi concetti che poi ama applicare sul campo. Certo l’impresa che gli si para davanti non è semplice, ma il tecnico non vuole sentire parlare di miracoli (anzi cita la saggezza popolare per scansarli: “I miracoj i faà dumàa i Sant, e i tusann con giò i müdand”) bensì preferisce affidarsi alla fatica del campo.
«Possiamo lavorare tanto e con grande attenzione: se faremo bene, e ne sono convinto, raccoglieremo i frutti che meritiamo» spiega Bettinelli che, a chi chiede se allenerà di più testa o gambe risponde: «Si vince con entrambe, quindi si lavora su entrambe». E aggiunge, dopo aver confermato il suo classico 4-4-2: «Il modo migliore per non prendere gol è avere la palla tra i piedi. Perciò oggi ho già improntato l’allenamento con esercizi di questo tipo: è la base del mio lavoro e ci credo molto». E poi il Betti è quasi papale quando invita i suoi a “non avere paura”. «Questa è l’unica cosa da evitare. Amo dire che per vincere non bisogna aver paura di perdere e ricordo che proprio da una sconfitta immeritata e rocambolesca contro il Milan, iniziò il periodo più bello e vincente del Varese Primavera l’anno scorso. Fui criticato perché, per provare a vincere, mi scappò anche il pareggio, però quell’episodio diede ai ragazzi la mentalità giusta: chi si accontenta è già mezzo morto. E nel girone di ritorno mi ripagarono con un filotto di ottimi risultati».
Certo, tra il campionato giovanile e la Serie B sull’orlo della retrocessione c’è un abisso, ma Bettinelli è pronto a sfoderare gli anticorpi. «Arrivo in un ambiente che conosco bene e questo, a due giornate dalla fine, è importante. Sarebbe ben più difficile affidarsi a qualcuno che arriva ex novo e che sarebbe costretto ad ascoltare mille voci per capire qualcosa di quello che sta succedendo. Io ho visto quasi tutte le partite, conosco i giocatori e i dirigenti, sono affiancato da uno come mister Belluzzo e non mi devo affidare ad altri. E poi oggi, nel primo allenamento ho visto occhi di ragazzi vincenti. Per me i vincenti sono quelli che sanno di esserlo e considero questo gruppo come tale. Il Varese deve tornare a essere l’attore principale delle sue partite: così potrà salvarsi».
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