Gli occhi del Novecento raccontati da Mario Calabresi
Il direttore della Stampa ripercorre con un libro imperdibile le storie de principali interpreti della fotografia giornalistica da Koudelka a Salgado
“Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino”. Questa frase di
Robert Capa è la migliore massima sul giornalismo, lezione civile che si sfoglia in ogni pagina di “Ad occhi aperti”, straordinario libro di Mario Calabresi. Un testo di formazione dove scorrono i momenti più crudi del Novecento fermati, descritti e raccontati con lo strumento più vero e forte che l’uomo abbia mai inventato per narrare i fatti: la fotografia giornalistica.
Così, il bambino albino e denutrito del Biafra sarà per sempre lì a guardarci, con la scatoletta di carne vuota in mano, piaga della fame e vergogna infinita che colpisce grazie allo scatto di Don McCullin; stessa mano che ha colto gli occhi vuoti della morte in un marines miracolosamente vivo e per questo sotto shock durante la battaglia di Hué, nel 1968 in Vietnam (nella foto).
E i carri armati a Praga, sporchi di vernice bianca che schiacciano le persone, raccontati dagli scatti di Josef Koudelka.
Calabresi è maestro nell’unire il racconto personale con le tragedie del mondo: le interviste sono poco invadenti sui fatti, e la narrazione si fa semplice contorno, cornice, lasciando spazio alla lettura della foto che diviene efficace didascalia e temperie al servizio del lettore, permettendogli di entrare nelle storie come in un romanzo.
Si impara molto da questo libro: la favolosa storia degli scatti di Paul Fusco, per esempio, che raccontano i volti, le espressioni, le mosse delle migliaia di americani che salutano il “funeral train” con cui nel 1968 il feretro di Bob Kennedy (foto qui a destra) attraversa diversi stati Usa prima della sepoltura: foto finite in fondo ad un cassetto e pubblicate solo decine di anni dopo.
Oppure lo scatto che ritrae un sarto indiano con l’acqua alla gola e una cucitrice: ritratto grottesco dopo le alluvioni che tutto hanno spazzato via: l’autore della foto, Steve McCurry, spiega come ha fatto a realizzare questo ritratto, il significato, il perché di quella curiosa espressione di un mezzo sorriso strappato nel disastro (foto sotto).
Ancora foto e ancora interviste che Calabresi in molti anni di lavoro ha avuto la fortuna e il privilegio di fare ad Elliott Erwitt, Alex Webb, Gabriele Basilico, Abbas, Paolo Pellegrin e Sebastião Salgado.
Chiacchierate incominciate come fugaci e brevissime, e invece terminate dopo ore, con l’autore che scrive, annota, riporta e finalmente regala ai lettori in un testo imperdibile che ha due pecche: la copertina, che nulla rende rispetto al contenuto; e il formato: alcuni scatti perdono di forza nel taglio fotografico così ridotto. Ma c’è internet: sarà comunque bello approfondire e studiare sull’immenso archivio a disposizione di chiunque: interesse a cui è impossibile resistere dopo essersi immersi in questa lettura.
A occhi aperti, Mario Calabresi, Contrasto Due, pagine 206, euro 19.90
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