Opengate, tutti assolti. Non fu bancarotta fraudolenta
Il tribunale ha dato ragione agli avvocati delle difese. C'erano 700 risparmiatori che volevano un rimborso dei soldi persi in borsa ma, non essendoci stato il reato, non avranno nulla
Sono stati tutti assolti gli amministratori coinvolti nel fallimento di Opengate, la società della new economy, prima a quotarsi in borsa al nuovo mercato, che fallì nel 2003 dopo una serie di disavventure che la procura di Varese inquadrò nel reato di bancarotta fraudolenta. Vanno però distinti i due piani, se da un lato fu una impresa industriale finita male, dall’altro il tribunale di Varese presieduto dalla dottoressa Anna Giorgetti , venerdi 13 dicembre, ha sancito che non si trattò di una distrazioni di fondi a danno dei risparmiatori. Gli imputati semplicemente andarono incontro a un fallimento in tribunale – forse il più grande della storia di Varese, con 180 milioni di euro di capitale – ma senza infrangere le leggi.
I giudici hanno dunque dato ragione agli avvocati delle difese e assolto tra gli altri Pietro Pozzobon, allora principale manager di Opengate, difeso da Fabrizio Busignani e Michele Lodi mentre il pm Luca Petrucci aveva chiesto pene, per tutti i 12 imputati, tra i 3 e i 4 anni di carcere. Per la seconda volta, dopo la causa civile, perdono in un’aula di giustizia i risparmiatori, che nel numero di circa 700 si erano costituiti parte civile, anche grazie ad alcune associazioni, per chiedere rimborsi che si attestavano intorno a 8 milioni di euro.
Il processo riguardava un gruppo di società con a capo Opengate Group spa, e plurime contestazioni. Già in sede di udienza preliminare una parte dei reati vennero esclusi. Il gup aveva disposto il rinvio a giudizio con riferimento a ulteriori episodi. Originariamente si trattava di due distinti provvedimenti penali partiti autonomamente per il fallimento di Opengate spa, ma anche per quelli di Opengate Group spa e Adventur Spa. I due procedimenti rimasero distinti fino all’udienza preliminare e vennero riuniti negli atti preliminari al dibattimento. Vennero nominati diversi consulenti e furono acquisite le relazioni dei curatori fallimentari. Tuttavia nel dibattimento furono dichiarate inutilizzabili le consulenze tecniche del pubblico ministero, e non ammesse all’esame. I singoli capi di imputazione si sono estinti con formule di piena assoluzione: o perché il fatto non sussiste, oppure perché il fatto non costituisce reato. Su un unico capo di imputazione è stata riconosciuta la prescrizione.
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