L’Arci dice no alla manifestazione contro gli aerei a Israele
Contrasti nel comitato promotore dell'iniziativa del 13 ottobre convocata per protestare contro la fornitura di 30 m346
Una crepa nel fronte antimilitarista che sta organizzando una manifestazione nazionale contro la vendita di aerei da addestramento a Israele. La segreteria provinciale dell’Arci di Varese, storica associazione di sinistra, ha pubblicato il comunicato ufficiale in cui annuncia che non parteciperà alla manifestazione del 13 ottobre, convocata davanti alla sede di Venegono Inferiore della Alenia Aermacchi, l’azienda che produce i 30 aerei M346 che saranno venduti allo stato israeliano.
La manifestazione si chiama «Nessun m346 a Israele». Il comitato promotore sostiene che gli aerei sono già strutturati per essere armati con missili o bombe: «Queste armi verranno sicuramente testate contro i palestinesi» afferma un comunicato.
L’Arci ribadisce che fin da luglio ha mostrato preoccupazione per la piega che prenderà questa manifestazione e sottolinea come l’iniziativa abbia superato «il rapporto di condivisione che aveva compreso anche il sindacato confederale in occasione del recente evento sugli F35».
Ma soprattutto sembra che non sia chiaro chi comandi in questo comitato e dunque quali saranno le strade che prenderà la protesta.
«La proposta giunge senza che ne sia stata condivisa la genesi, demandando la definizione di elementi ulteriori a un “Comitato Promotore” che non ci è dato di meglio identificare – spiega ancora la segreteria provinciale della associazione – del cui funzionamento e regole non sappiamo nulla e al quale quindi non possiamo fornire una sostanziale delega senza elementi di maggiore conoscenza e garanzia».
Azienda e sindacati sono da tempo al corrente della campagna contro la vendita agli israeliani; quest’ultima è stata accolta dalle parti sociali con un sospiro di sollievo dal lato occupazionale in un’azienda che da tempo sta affrontando una difficile ristrutturazione condivisa anche con il sindacato in tutta Italia. La vendita di velivoli a paesi esteri negli ultimi anni non aveva suscitato particolari proteste, tuttavia la commessa a Israele ha messo in moto il movimento giunto, in queste ore, a uno snodo che farà discutere.
La lettera del vicepresidente di Arci
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