“La neurorianimazione è vuota, spoglia. Noi abbiamo chiuso, ma il virus non ha chiuso con noi”
La testimonianza di Sveva Luraschi nel giorno che chiude il reparto di terapia intensiva Covid-19 dell'ospedale di Circolo
La neurorianimazione è vuota, spoglia.
Nell’aria odore pungente di NaClO e qualche altro intruglio per decontaminare, a me sconosciuto.
Le luci sono spente, i monitor silenziosi.
I muri, se potessero parlare, ne avrebbero di cose da raccontare, ma sono stati tirati a lucido anche loro e tacciono, sopiti.
Trattengo il respiro e entro in punta di piedi in quella pace, per non alterarla, per non spostare niente, neanche un soffio d’aria. Voglio ricordarmela così la nostra terapia intensiva, ripulita, depurata, rinnovata, sgombra, dalla fatica e dal dolore. I ventilatori, dopo due mesi di lavoro incessante, finalmente dormono.
Vorrei fosse così anche per noi,
vorrei fosse festa anche per noi oggi.
Pensi che la tua parte di storia nella pandemia sia finita, pensi che tornerai alla tua amata, comune, meravigliosa, forse banale, ordinarietà. E invece vieni chiamata di nuovo “al fronte”: terapia intensiva diversa, diversi i colleghi, diverse le abitudini. Stessi gli occhi, stessi i segni della stanchezza sul volto, stesse le paure. Uguale l’abnegazione, la perseveranza, la volontà di fare del bene e di fare bene.
Altri i pazienti di cui prendersi cura oltre la linea d’ombra: altre storie, altre famiglie, altre sofferenze.
La neurorianimazione è vuota, spoglia. Noi abbiamo chiuso, ma il virus non ha chiuso con noi.
Fate i bravi, non è finita.
Non ancora.
Ricordatelo, ricordiamocelo.
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