“Cancellate Busto dalle mappe dei bombardieri”
Le cartine dei comandi angloamericani della seconda guerra mondiale: Busto "omessa", ospitava una missione allaeata di collegamento con la Resistenza
Di solito quando si dice a degli aviatori di cancellare una città dalla carta geografica c’è da preoccuparsi. Ne seguirà quasi sicuramente un massacro: Varsavia, Rotterdam, Coventry, Belgrado, Stalingrado, Amburgo, le nostre Foggia e Treviso, Dresda, Tokyo, solo per fare qualche esempio, ne sanno qualcosa. Per tacere di Hiroshima e Nagasaki.
Tanto più sorprendente appare la scelta fatta a suo tempo dall’aviazione alleata durante il secondo conflitto, di far sparire Busto Arsizio dalle mappe. Nel senso di ignorarla proprio: come se non esistesse. Può apparire contraddittorio, perchè si trattava di una città industriale importante, con produzioni di guerra essenziali allo sforzo bellico nazifascista, nonchè di un nodo di comunicazioni ferroviarie, allora più importanti di oggi. Eppure Busto fu salvata, e non subì mai i pesanti attacchi aerei che martoriarono Milano, o quelli intermittenti (mitragliamenti a bassa quota, spezzonamenti) che a più riprese colpirono il territorio provinciale, in una dura lotta fra l’aviazione alleata e quella di Salò. La leggenda popolare vuole che le uniche bombe cadute su Busto – probabilmente per errore – siano finite direttamente sui gabinetti della stazione FS. Tutta la fascia del Ticino da Sesto Calende a Lonate Pozzolo fu invece bersaglio fisso per mesi e mesi: ancora durante i lavori per il "maniglione" sud di Malpensa sono saltati fuori ben 80 ordigni vari da far brillare. E di certo con il fiume a fare da punto di riferimento non si correva il rishio di sbagliare.
Mario Colombo dell’Anpi di Gorla Minore, custode di memorie resistenziali e prossimo ospite, questo sabato, ad una cena di gala in quel di Washington, lui che in America mai aveva messo piede, con la crème del potere a stelle e strisce, ci offre un’altra "chicca" storica. Si tratta le mappe autentiche nelle quali Busto era stata "omessa" in quanto sede, dall’autunno 1944, della missione Chrysler che teneva i contatti fra gli Alleati e la Resistenza, sorvegliando discretamente anche gli sviluppi politici di questa. Come si può vedere, nel dettaglio della mappa figurano con prominenza tutti i centri della zona che ospitavano industrie o aeroporti (quella di Varese era già "la Provincia con le ali"), ma Busto proprio non si vede.
Fu proprio con gli uomini della missione Chrysler, allora giovani ufficiali, spesso italoamericani come il tenente Aldo Icardi, che Colombo allora ragazzino strinse un’amicizia duratura, quella che oggi lo porta a Washington. Si trattava di uomini che rischiavano non poco per la causa – in caso di cattura sarebbero stati fucilati, in base all’ Kommandobefehl di Hitler, non prima di essere "convinti" a parlare – e si trovarono talora coinvolti in trattative da romanzo di spionaggio. E da un vecchio amico di Colombo, J. Mattison Auderi di Cañon City nel Colorado, gli sono giunte le spiegazioni sulle mappe e il loro significato. Mattison nell’ultima fase della guerra si trovava di base al castello di Castiglioncello (vicino a Firenze), base operativa delle operazioni dell’OSS collegate con l’aeronautica. Curiosità: nella mappa la linea del fronte indicata vede Ravenna già liberata dagli alleati, ma Faenza no: se ne deduce che fu disegnata intorno al 10 dicembre 1944. Ravenna fu liberata dai partigiani e dagli alleati insieme ai primi di dicembre, Faenza il 17 del mese, entrambe dopo dure lotte contro una Wehrmacht tutt’altro che doma. Le stelle dovrebbero rappresentare
Come si vede dalla seconda mappa più dettagliata l’ordine tassativo, ha detto a Colombo, era di escludere Busto dalle operazioni per proteggere la missione Chrysler che in città aveva trovato appoggi e sede. Il patrimonio storico della città, e tante potenziali vittime che hanno potuto invece sfuggire alla morte venuta dal cielo e contribuire alla crescita del dopoguerra, ringraziano.
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