Le storie più belle? Nascono in hotel ogni 23 Aprile
In arrivo nella Giornata Mondiale del Libro, patrocinata dall’UNESCO, la raccolta di racconti in e-book dei Golden Book Hotels
“Lieve stagione la primavera che diventa estate e ti fa cercare il viaggio in altri profumi e scorci dimare o di verde o di coppi arrossati dal tramonto. Lo penso ogni volta che entro in un hotel, lo penso mentre ascolto Charles Brown in “Goodnight my love”, e mi viene nostalgia in questa reception, in cui arrivo sempre sola, sempre di sera, il momento migliore per prendere contatto con me stessa. Mi conoscono ormai in questo Golden Book Hotel, sanno che non sono mai accompagnata, questo significherebbe per me guadagnare in amore e perdere in ispirazione…”.
Racconti scritti in hotel, o che hanno come location gli hotel, o addirittura entrambe le cose. Una tentazione narrativa a cui tantissimi grandi scrittori hanno ceduto per offrirci opere meravigliose.
Che siano sfavillanti cinque stelle o modeste pensioncine, luoghi d’amore o di perdizione, gli hotel rivestono sempre il ruolo di metafora di un’avventura, di un momento eccezionale nella vita di un individuo. Un luogo sospeso in cui può succedere di tutto: che persone lontanissime si sfiorino, che vite incredibili si fondano. Molti intrecci si sviluppano proprio negli alberghi perché la vita che vi scorre, sempre diversa, molteplice e mutevole tra arrivi e partenze, suggerisce trame narrative sorprendenti. La surreale locanda Almayer in “OceanoMare” di Alessandro Baricco è senz’altro tra i protagonisti dello splendido romanzo. 
La Pensione Bertolini è chiave di volta per lo svolgersi del racconto “Camera con vista” di Edward Morgan Forster. “Il Grand Hotel”, titolo e location del romanzo di Ramón Gómez de la Serna, racconta di un avvocato dedito a vivere amori frivoli, gustare piatti squisiti e incrociare personaggi insoliti nell’hotel ginevrino. E accanto a questo aspetto c’è il “dietro le quinte” della stesura, perché tanti libri sono stati concepiti e hanno visto la luce proprio sulle scrivanie impersonali di camere d’albergo. Proust andava al Ritz di Parigi per allontanarsi dal caos, a volte per scrivere, ma soprattutto perché, diceva, “mi lasciano in pace e mi sento come a casa.” E ancora T. E. Lawrence scrisse parte de “I sette pilastri della saggezza” nel Mena House di Giza; Dostoevskij terminò “L’Idiota” in una camera all’Hotel de Couronne di Ginevra; James Joyce soggiornò all’Hotel Lutetia a Parigi per proseguire il suo “Finnegans Wake”; Joseph Conrad scrisse parte de “Il tifone” al Raffles Hotel di Singapore, e l’elenco potrebbe continuare. Per informazioni: Golden Book Hotels Associazione degli Alberghi del Libro d’Oro.
info@goldenbookhotels.com
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