A Varese il tour dell’Inclusione ha “fatto l’impresa”

Continua il tour di interviste legate al libro del sindaco di Comerio Silvio Aimetti. protagonisti Fabrizio Brogi, Luca Spada, Bashkim Sejdiu, Simone Franceschetto

Tour dell'inclusione - Varese

Avrebbe dovuto essere l’ultima di un tour in 5 tappe, la serata di ieri sera, 30 novembre 2017 del “Tour dell’inclusione” di Silvio Aimetti. E invece nell’incontro che si è svolto nella sala VareseVive di via Lonati sono state annunciate, con orgoglio, altre date, le prime delle quali saranno a Sesto Calende e a Morazzone.

Un appuntamento, quello del tour, che evidentemente è stato ed è molto apprezzato, e parte dal libro “Il viaggio dell’inclusione – 18 dialoghi col territorio” che Silvio Aimetti, sindaco di Comerio, ha scritto incontrando 18 diversi protagonisti ed figure esemplari della provincia.

La tappa di Varese è stata dedicata alla parte economica, quella legata ad imprese e innovazione, quelle per cui lo sforzo della politica di pensare al futuro deve essere più importante. Perchè «Uno dei più importanti settori di sviluppo è quello delle auto a guida automatica: tra qualche anno i camion potrebbero guidare in convoglio, e solo il primo di essi potrebbe essere guidato da un umano.Inoltre, Uber sta investendo in ricerca per poter sostituire gli uomini con comandi automatici: tutto questo significa che la politica dovrebbe occuparsi ora di come aiutare la riqualificazione di chi adesso guida auto o camion e domani non avrà più la possibilità di fare quel tipo di lavoro». A parlare così è stato Luca Spada, Presidente e Amministratore Delegato di Eolo, che agli inizi del 2000 ha portato una connessione dignitosa a paesi come Casciago o Luvinate, Morosolo o Comerio, quando una buona connessione internet non era ancora importante come ora, ma già era opportuno prepararsi.

Spada è stato uno dei quattro testimoni della serata, tutti intervistati nel libro di Aimetti. Con lui c’erano Fabrizio Brogi, presidente di Nau!, Simone Franceschetto, manager in diverse aziende multinazionali l’ultima delle quali è la cinese Haier, e Bashkim Sejdiu, imprenditore, che ha fatto tesoro della sua esperienza di immigrato dall’Albania in Italia per avviare agenzia di pratiche per stranieri, dei call center e alla fine una app che facilita il rapporto con la burocrazia di chi viene a vivere in Italia.

Tutte testimonianze imprenditoriali che partono, innanzitutto, da esperienze personali: «Di più, da esperienze vissute da ragazzini. Che ci hanno evidentemente insegnato a fare qualcosa per evitare che succedessero ad altri» ha sottolineato Sejdiu.

E così, il “quattrocchi” Brogi da Siena si è trasferito nella “culla dell’occhialeria” – la valle Olona, per la cronaca, non il Cadore… – per scardinare il processo di distribuzione e di produzione dell’occhiale: «L’idea che abbiamo avuto è stata quella di vendere in proprio, nei nostri negozi, quello che si è prodotto, con un design italiano e un prezzo contenuto: in fondo, la stessa idea di Zara, o Intimissimi, ma portata in un settore che ragionava su logiche diametralmente opposte».

Tour dell'inclusione - Varese

Il giovane “smanettone” Spada, invece, che si era trasferito in un paese isolato da internet, ha creato la connessione tramite il collegamento wifi: «Guardando il campo dei Fiori con le antenne ogni mattina, e studiando come fare per metterne una che permettesse, a me e ai miei vicini, di connettersi».

Il giovanissimo immigrato Sejdiu, infine, dopo aver fatto a 10 anni le code fuori dalla questura con papà, ha fatto della semplificazione dei procedimenti burocratici per gli stranieri la sua missione: e anche l’idea che l’ha portato sui giornali di tutto il mondo.

Il tutto, anche in nome di una “Industry 4.0” che non deve essere vissuta come un “furto di lavoro” da parte dei robot e della macchine, quanto una più corretta suddivisione dei compiti: alle macchine quelli ripetitivi, agli umani quelli in cui è importante la capacità di valutazione e scelta. «Questo però porterà a una richiesta di un più alto livello di complessità ai lavoratori, che chi ha sempre fatto i lavori più semplici potrebbe faticare a raggiungere – ha sottolineato Franceschetto – E’ a questo tipo di fragilità a cui una buona programmazione potrebbe rivolgersi»

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Dicembre 2017
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