Sant’Eugenio, cuore della piccola Tornavento
Nota ormai soprattutto come luogo turistico "a chilometro zero", Tornavento è anche una piccola comunità, che si prende cura dei suoi simboli con amore. Tra questi, la chiesina seicentesca, amatissima anche dagli sposi

Se Tornavento s’identifica – a torto o a ragione – con la sua splendida piazzetta, allora il suo cuore è la chiesetta di Sant’Eugenio Vescovo.
Il piccolo edificio religioso, che pure non è così piccolo in relazione alle dimensione del luogo, quasi si fa da parte rispetto allo spettacolo dato dalla vista che dalla piazza si gode, sulla verde valle del Ticino, sui campanili del Piemonte di là del fiume Ticino, sulla grande quinta dei monti.
La chiesetta è – anche oggi – il simbolo di una piccola comunità, che ha una sua specificità e in parte ha origini diverse da quelle di Lonate. Del resto, la ricerca storica dice che il primo edificio religioso fu una “capella de Tornavento” testimoniata dal lontano 1398, appartenete alla pieve ecclesiastica di Dairago, la circoscrizione rurale della Diocesi. Poi rimase legata alla parrocchia di San Michele di Magnago (da cui nacquero anche Sant’Antonino, Bienate, Vanzaghello). Solo nel 1570 passò sotto Lonate, per poi diventare parrocchia indipendente a inizio Novecento e, a fine secolo, ritornare tra le braccia di Lonate, questa volta nella forma di Unità Pastorale.
L’edificio attuale risale alla metà del Settecento, con l’ampliamento dell’abside, mentre nel Novecento si sono aggiunti il portico – oggi vissuto come “estensione” della piazza – e le navate. A quel periodo risale anche la Sagrestia, con i suoi arredi in legno, che raccontano anche oggi la cura della piccolissima comunità (poco più di 500 abitanti, a qualche chilometri dagli altri centri abitati vicini): la sagrestia, malandata dall’uso, è stata rifatta nel 2017 da un abile artigiano locale, il falegname di Lonate Giancarlo Pezzetti, che è poi scomparso nell’inverno per un tragico incidente sul lavoro. In onore alla sua perizia e alla passione con cui ha ricreato gli arredi d’inizio Novecento, oggi c’è un suo piccolo ritratto, dentro al locale di servizio che è stato “inaugurato” il 4 febbraio 2018 con una Messa con la locale corale.

Se la chiesetta (Messa sabato alle 20.30, domenica alle 9.30) è un luogo di riferimento per gli abitanti, ma di certo piace anche ai visitatori: è infatti una delle chiese più amate dagli sposi nella zona del Basso Varesotto. «Si celebra un matrimonio ogni due fine settimana, a volte anche di più» spiegano le persone che a turno si prendono cura della chiesetta. A dispetto delle ridotte dimensioni, è un edificio accogliente, il portico all’esterno dà riparo in caso di pioggia (che va bene sposa bagnata eccetera, ma almeno gli sposi si possono prendere il riso senza bagnarsi da capo a piedi), ha un bell’organo su cui suonare.

L’edificio si apprezza per la sua semplicità, ma l’appassionato di arte sacra potrà notare anche la Deposizione datata al 1545 (affresco staccato nel 1985 dalla Cascina Castellana, in valle del Ticino) e gli angioletti dorati ottocenteschi dal pulpito.
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