I nidi rischiano di chiudere: serve un aiuto economico
L'associazione di categoria "Il mondo dei bambini" chiede risposte veloci: "A rischio un servizio essenziale per bambini e famiglie"

“Non siamo equiparabili a un centro estivo!” La prima decisione che riguarda i servizi alla primissima infanzia (0-3 anni) dopo la precipitosa chiusura a febbraio non piace all’associazione “Il mondo dei bambini” cui aderiscono oltre duecento nidi lombardi.
Il governo sta infatti valutando di estendere agli asili nido le linee guida adottati per aprire i centri estivi per i bimbi un po’ più grandi, 3-6 anni. “Ma non è questo ciò che ci serve ora”, spiega Barbara Bottan, titolare dell’asilo nido Camminiamo insieme piccoli passi di Busto Arsizio e portavoce lombarda dell’associazione che aveva promosso una manifestazione di protesta lo scorso 28 maggio.
Il provvedimento viene contestato perché, anche se dovesse passare, non permetterebbe comunque di rispondere né all’esigenza di continuità educativa dei bambini, né alla necessità di servizio da parte delle famiglie, per i maggiori costi, né alle strutture di rimanere economicamente a galla.
“Abbiamo tutti modulato le rette garantendo un educatore ogni 8 bambini, per passare a 1 a 5 ho bisogno di aumentare sensibilmente i costi e certo non posso scaricarli sulle famiglie, né posso rivolgermi a dei volontari perché i bambini più sono piccoli più hanno bisogno di personale formato ad interpretare il loro linguaggio, fatto di pianti, e di gesti soprattutto ora che in molti, dopo mesi trascorsi chiusi in casa mostrano segni di regressione”, spiega la Bottan. “A queste condizioni non siamo in grado di offrire un progetto educativo ai bambini, che crescono attraverso la relazione e il gioco. Potremmo offrire al massimo un baby parking, ma non è questo il nostro mestiere”.
La prima richiesta è quella rivolta ai Comuni di destinare, anche ai privati parte del Fondo 0-6 elargito da Regione Lombardia agli enti locali proprio in virtù dei bambini nati (30%) e iscritti alle strutture sia pubbliche che private o paritarie (70%). “Così hanno fatto ad esempio il Comune di Legnano e quello di Solbiate Olona, mentre Milano ha stanziato, oltre al fondo 0-6 altri 2,5 milioni di euro proprio per aiutare gli asili nido”, spiega la portavoce dell’associazione citando anche Cassano Magnago, tra i comuni che stanno quanto meno valutando il provvedimento.
A Busto Arsizio ad esempio i nidi pubblici contano 400 iscritti, contro i 450 bimbi dei nidi privati (oltre 1400 in tutta la provincia di varese): “Cosa faranno a settembre queste 450 famiglie se i nidi non saranno in grado di riaprire? – chiede Bottan – due piccoli nidi bustocchi, che accoglievano complessivamente 20 bambini, hanno già deciso di chiudere. Più il tempo passa e maggiori saranno le chiusure perché i debiti aumentano. Io ad oggi ho già 11 mila euro di debiti, con un affitto a 2 mila euro al mese più spese condominiali e costi fissi a settembre avrò 20 mila euro di debito. Come farò a riaprire?”
Gli asili nido chiedono interventi immediati: “Non siamo un negozio, siamo un servizio essenziale all’infanzia – conclude Bottan – Dobbiamo capire se è più importante andare a bere un caffè o assicurare un servizio essenziale per bambini e famiglie. E bisogna farlo in fretta”.
Foto in apertura di Erich Westendarp da Pixabay .
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