La carriera solista del chitarrista dei Procol Harum aveva ben poco di melodico
Robin Trower era molto più vicino al blues rock di Jimi Hendrix

Presentando i dischi dei Procol Harum avevo spiegato che non era una band solo da 45 giri melodici, come la conoscevano quasi tutti, ma una grande band di rock. Se a qualcuno fosse rimasto qualche dubbio, ascolti questo secondo album solista del loro chitarrista Robin Trower, che li aveva lasciati dopo cinque album – l’ultimo dei quali Broken Barricades – per una carriera solista che dura tuttora.
E’ adorato dai grandi chitarristi per la sua tecnica: pensate che il grande Robert Fripp dei King Crimson dichiarò di aver preso lezioni da lui negli anni ’70! A sua volta era certamente influenzato da Jimi Hendrix, dal quale prende la formula del power trio e quel sound particolare che, più che dai tempi dell’Experience, Jimi sviluppò alla fine della sua carriera con i Band Of Gypsys.
Blues rock bello tosto quindi, con brani come l’iniziale Day Of The Eagle, la title track, Too Rolling Stoned e Little Bit Of Sympathy che diventeranno presenza fissa nei suoi concerti. Disco che piacque molto, tanto da entrare nella Top Ten USA.
Curiosità: ogni tanto ci capita di far notare l’eco nei dischi degli studi di arte dei compositori. Non è il caso di questo Ponte dei sospiri, che è solo indirettamente quello veneziano del ‘600: Trower racconta di averlo letto su un giornale sportivo come nome di un cavallo!
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