Cattafame: “attendiamo una risposta dalle istituzioni”

A fronte del recente allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste, la ricostruzione storica del problema legato alla valle della Bevera

"Ricordo quando negli anni 50 andavamo a tanare le trote risalendo la Bevera". E’ con queste parole che un nostro lettore, il signor Silvio Riva, di Cantello, insegnante di matematica e vicino agli ambientalisti, inizia a parlare della località Cattafame, situata in una "valle non conosciuta da tutti, certo, ma di sicuro interesse ambientale e naturalistico a tal punto da rientrare nella legge 86/83 che ha introdotto le aree di rilevanza ambientale", a fronte del recente comunicato che le associazioni ambientaliste varesine hanno diramato presso le autorità e i principali canali di diffusione per dare l’allarme circa la possibile cementificazione di un’area verde.
Si tratta della località Cattafame, nella Valle della Bevera, il fiume che taglia in due la Valceresio e che ha disegnato l’habitat ideale di quella zona che è rappresentata dall’area di rilevanza ambientale "Monte Orsa", il rilievo che domina l’intera vallata.

"I primi insediamenti sono da ricollegarsi agli anni 60’, quando alcune costruzioni vennero erette per una destinazione di carattere agricolo: colture varie, allevamenti di pollame sulla falsariga, insomma, delle cascine della zona", dice Riva.

Questa situazione di coabitazione tra uomo e natura e innocua per l’ecosistema e le falde acquifere sottostanti, si protrae per tutti gli anni 70’, fino a quando, attorno al 1984-85 emersero i primi progetti per una riconduzione degli insediamenti agricoli a zona artigianale.

"A partire dalla metà degli anni 80’, quindi, la zona rientra nel piano regolatore adottato dal consiglio comunale di Arcisate, il comune entro il quale è sita la località in questione, come area artigianale – continua Riva. Nel 1978 l’area viene però a rientrare anche nel piano di valle della Comunità Montana Valceresio e approvato dalla Regione Lombardia dieci anni dopo, nell’88. Nella decisione della Regione, quindi, non solo viene accettata la destinazione dell’area in questione come agricola, ma nel 90’ passò in Regione una decisione stralcio che rese di fatto operative solo le disposizioni non in contrasto col Piano di Valle".

In questo senso la questione verrebbe a sovrapporsi tra la destinazione dell’area come agricola, dalla Comunità Montana, e invece come artigianale, da parte del Comune di Arcisate.

"Intanto i capannoni sono passati dagli anni 60 in poi da diversi proprietari – conclude Riva – e l’uso degli stessi è oggi da imputarsi ad attività artigianali. L’ultimo atto della vicenda è rappresentato dalla richiesta presentata in municipio ad Arcisate nel 99’ da parte di numerosi artigiani che operano nell’area, in cui viene chiesta la possibilità, a loro spese, di attivare tutti gli oneri di urbanizzazione per quell’area: strade asfaltate, allacciamenti vari, con la possibilità di stravolgere e impermeabilizzare una zona verde che tra l’altro è a monte delle falde acquifere che dissetano Varese e diversi comuni della Valceresio. E’ per questo motivo che ritengo sia importante sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica il problema. Questo anche per avere una risposta da parte delle istituzioni preposte in futuro a prendere una decisione circa l’utilizzo dell’area".

La problematica in questione, denunciata dagli ambientalisti, è giunta qualche giorno fa sul tavolo dell’Assessore all’ecologia della Comunità Montana Valceresio Emanuele Cadei che si è detto "attivo per dare una soluzione alla questione Cattafame", anche alla luce del recente "piano di programmazione socio economica" che l’Ente Montano è in procinto di adottare.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Gennaio 2001
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