Ferrario lavoratore dipendente, ma solo per un mese
I testi ricostruiscono la vicenda che vede il presidente della Provincia accusato di truffa
Massimo Ferrario è stato dipendente della Beta Sistemi, azienda di cui lui stesso possiede il 70% delle quote, per un mese scarso, il gennaio del ’96. Può bastare per mettersi in aspettativa e chiedere che la Provincia gli versi tutti i contributi Inps per la durata di sei anni? Può bastare un lasso di tempo tanto breve a costituire un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente o siamo di fronte a una astuzia per ottenere quattrini dallo Stato? Attorno a questo concetto si è snodata questa mattina l’udienza del processo che vede il numero uno di Villa Recalcati imputato di truffa assime alla moglie Pinuccia Colombo; truffa, come è noto, consistita secondo l’accusa nell’aver dato vita a una assunzione esistente solo sulla carta. Udienza molto accesa con il pubblico ministero Enrico Paganini e i difensori Attilio Fontana e Massimo Pellicciotta su due fronte contrapposti. Davanti al giudice penale Oriente Capozzi sono sfilati tutti i testi: funzionari Inps, della Provincia, dipendenti e consulenti delle aziende di Ferrario. Attraverso le loro deposizioni è stata ricostruito l’iter della strana pratica. Ha cominciato Carlo Lucchina, attuale amministratore dell’ospedale ma fino al ’99 dirigente della Provincia ricordando in sostanza che Ferrario lo interpellò per avere chiarimenti sui benefici concessi ai lavoratori dipendenti che vengono eletti a cariche politiche: come è noto questi possono mettersi in aspettativa e mettere a carico dell’ente pubblico (in questo caso la Provincia) il versamento degli oneri previdenziali. Ma Ferrario in quel periodo (siamo tra la fine del ’95 e l’inizio del ’96) è titolare della Beta Sistemi, azienda informatica di 5 dipendenti. Decide di "autoassumersi" come dirigente amministrativo allo stipendio di 9 milioni lordi al mese e pochi giorni dopo si mette in aspettativa chiedendo che la Provincia gli versi i contributi Inps. Ma quest’ultimo respinge la pratica. Le motivazioni le hanno ricordate ieri in aula il direttore della sede di Varese Mario Auci e un il funzionario che esaminò la pratica, Gaetano Torre: vennero espressi due no, il primo perché quel beneficio va richiesto all’inizio del mandato amministrativo e il secondo perché, dopo una verifica alla Beta Sistemi non furono individuati i requisiti tipici del rapporto di lavoro dipendente (osservanza di un orario di lavoro preciso, mansioni subordinate, iscirzione al libro paga). I difensori hanno ribadito che quei requisiti in realtà sussitevano, come ha riconosciuto una sentenza recente del giudice del lavoro di Varese. Alcuni dipendenti della Beta Sistemi hanno sottolineato però che da quando era stato eletto in Provincia Ferrario aveva diradato le sue presenze in azienda: i primi anni rimaneva solo al mattino per poi divenire irreperibile mentre a partire dal ’96 i rapporti si sono pressochè interrotti. Insomma Ferrario è stato uomo di punta, socio di maggioranza e responsabile della parte commerciale della Beta Sistemi fin dalla sua fondazione, eccezion fatta per il gennaio del ’96 quando ne diventa dipendente. Un rapporto che pare ineccepibile sotto il profilo formale ma che nella sostanza, secondo l’accusa, non è mai esistito. Una contraddizione che nelle prossime settimane dovrà essere ricomposta, in un modo o nell’altro, dalla sentenza del giudice penale. |
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