Immigrazione e sviluppo sociale

Per la festa dei lavoratori in Ticino si è organizzato un importante convegno

Il 1 Maggio 2001 l’Organizzazione Cristiano-Sociale Ticinese ha organizzato una conferenza sul ruolo e sul contributo degli immigrati allo sviluppo sociale ed economico svizzero. Vari esponenti del mondo sindacale e politico, tra cui il Console d’Italia a Lugano,  hanno partecipato all’incontro.
Remigio Ratti, economista e professore universitario e Meinrado Robbiani ,segretario cantonale OCST e Consigliere nazionale hanno affrontato rispettivamente i temi "lettura e interpretazione dei flussi migratori nel nuovo contesto economico e internazionale" e "integrazione quale parola chiave nella politica dell’immigrazione".
Se è vero che il grado di benessere di uno Stato si misura dal numero di coloro che una volta erano considerati "Magistri vagantes", esportatori di un fare prezioso per lo sviluppo di una comunità, l’analisi del Ratti mostra come lo statuto dell’immigrato si vada via via confondendo con quello del "rifugiato",per cui quest’ultimo non è piu` l’intellettuale dissidente, marcato da una storia politica e da torture fisiche, ma uomo qualunque, schiacciato dai processi di Globalizzazione e Mondializzazione, dalle cadute dei sistemi politici, alla ricerca di una vita migliore in un luogo diverso da quello di provenienza.
Per aggirare la politica elvetica dei tre cerchi, per cui chi proviene dai Paesi limitrofi alla Svizzera avrà la precedenza su gli altri europei e sugli extracomunitari, nel trovare un lavoro, tanti sono coloro che ricorrono allo statuto di "rifugiato" per restare nel territorio della Confederazione; persone che gonfieranno le file del lavoro al nero, senza tutela sindacale, impiegata a basso costo o sostituita velocemente da chi è ancora piu`disperato, cadendo talvolta nelle grinfie della microcriminalità.
Attualmente si sta pensando ad un disegno di legge che prevenga il fenomeno di rigetto che una tale situazione potrebbe causare nella popolazione, e che tuteli gli interessi di chi costituisce una risorsa preziosa per un’economia che necessita di personale qualificato nei settori tecnologici, sanitari ed aziendali, come anche di manodopera specializzata. Tale progetto, seppur ancora vago nella sua formulazione, prevederebbe un sistema binario, in cui la popolazione immigrata fosse divisa in europea e non europea; una facilitazione ad ottenere la cittadinanza per la popolazione residente da un determinato numero di anni e la naturalizzazione quasi automatica per i figli degli immigrati residenti. Ad una piu` ampia parità di trattamento per chi era già sul territorio svizzero corrisponderebbe una permanenza di controllo sul numero di lavoratori esteri.
Tale progetto non prevede di accogliere incondizionatamente chi non è integrato nel proprio Paese, al fine di non originare uno "scaricabarile"che ridurrebbe la responsabilità politica e sociale di altri Stati.
A chi pone la questione dell’urgenza attuale di una manodopera straniera e di migliori condizioni di reclutamento, l’On. Robbiani risponde che, probabilmente, a lungo termine, neppure gli apporti dell’Unione Europea saranno sufficienti e per il futuro si pensa ad un esame a cui sottoporre chi richiederà di entrare in Svizzera, per valutarne le conoscenze linguistiche , le competenze e la capacità d’integrazione.
Il flusso migratorio di oggi parla, prega e mangia in modo diverso: il processo d’integrazione deve poter contare su intermediari culturali e politici, perché chi arriva e chi c’era già possano guardarsi ed ascoltarsi reciprocamente, con fiducia e con rispetto.
L’idea del prof. Ratti ,che una società coraggiosa sia anche piu`sicura e disponibile verso diverse culture corrisponde all’ideale di un sindacato che, riunito in occasione della festa del lavoro, cerca di risolvere le questioni che si pone una comunità proiettata velocemente verso un futuro multietnico e plurilinguistico.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Maggio 2001
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