Complici le ferie agostane e i terribili fatti degli Stati Uniti, ma del prossimo referendum confermativo sulla legge di riforma delle autonomie locali nessuno parla. “E per questo siamo in effetti preoccupati.” A parlare è Giuseppe Adamoli, esponente di punta del PPI regionale e vicepresidente del Consiglio al Pirellone: “Ecco perché abbiamo deciso di istituire il Comitato per il Sì e di farlo qui in Lombardia, dove la consultazione avrà un ruolo particolare dopo la sceneggiata di Roberto Formigoni che fino all’ultimo giorno prima delle elezioni politiche lo ha preteso come un diritto inalienabile del cittadino per poi dimenticarsene completamente.” Sostenitori del Comitato regionale i partiti politici del centrosinistra: DS, PPI e Verdi che si propongono di svegliare le coscienze civili su un tema importantissimo: “Si tratta, infatti, di una profonda modifica autonomistica dello Stato italiano, realizzata in accordo quasi completo con regioni, province e comuni, che innova profondamente, e per la prima volta, la Costituzione del 1947.” chiarisce Adamoli. Il referendum sulla legge di riforma, approvata nel marzo scorso dal governo Amato, prevede che gli italiani si dichiarino favorevoli o contrari, quindi non è previsto un quorum per la sua validità. “L’importanza di questa legge – prosegue il vicepresidente del Consiglio regionale – sta nel bisogno prioritario ed essenziale di ricomporre tanti interventi realizzati in questa direzione nel corso degli anni dentro una cornice unitaria e coerente anche di carattere finanziario per tenere sotto controllo la spesa complessiva dei governi territoriali, cercando di evitare il rischio di un nuovo centralismo regionale e garantendo forme di solidarietà e perequazione per i territori con minore capacità fiscale.” Un momento a dir poco storico, quindi, per gli italiani, anche se molto rimarrà ancora da fare, come ammette Adamoli: “ Manca la Camera delle Regioni o delle Autonomie che sostituirebbe il Senato della Repubblica. Troppe materie prevedono ancora il concorso sia dello Stato che delle Regioni con il rischio di vertenze aspre e lunghe. Infine il federalismo fiscale, pur contemplato in modo chiaro ed esplicito, avrebbe potuto essere più robusto e penetrante.” |
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