“Il 4 novembre non è una ricorrenza da festeggiare”
Roberto Guaglianone di "Una città per tutti" motiva l’assenza del gruppo politico-pacifista alle cerimonie per la festa della vittoria. “I caduti da onorare? Solo i partigiani”
Il consigliere comunale Roberto Guaglianone, rappresentante di Una Città per tutti, non ha partecipato ai festeggiamenti di ieri per il 4 novembre. “Non è una ricorrenza da festeggiare, specialmente quest’anno". Spiega il consigliere parlando anche a nome di tutta la formazione politica, ecologista e pacifista saronnese. "Il peggiore dei festeggiamenti possibili, celebrato dal governo Berlusconi con l’entrata in guerra dell’Italia contro il popolo dell’Afghanistan. L’invio del nostro contingente non poteva rappresentare scelta più sbagliata e delirante nella congiuntura internazionale".
"Anche quella parte di centrosinistra che ha sventatamente appoggiato la guerra in Parlamento si dovrebbe essere ormai resa conto che si sta massacrando una popolazione inerme e già distrutta dai suoi governanti – prosegue Guaglianone – Altro che Bin Laden e bombe intelligenti! Noi con questa guerra non ci siamo mai stati, né mai ci staremo. Lo diremo anche sabato 10 prossimo, in manifestazione a Roma contro la riunione e le decisioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio".
Per Saronno e le sue commemorazioni "gli unici caduti da onorare, per quanto ci riguarda, tra quelli ricordati in questa data, sono i partigiani. Gli altri li possiamo rispettare, in quanto defunti. Onorarli è altra cosa. E i partigiani li abbiamo già onorati il 25 aprile, una ricorrenza che non si presta a strumentalizzazioni in epoca di governi che comprendono formazioni post-fasciste. Anche il presidente della Repubblica ha parlato di ‘fedeltà ad un ideale’ dei repubblichini di Salò; è ovvio che i loro nipotini ne approfittino immediatamente per equiparare i morti fascisti a quelli antifascisti. Non ci stiamo nemmeno a questo".
Guaglianone conclude chiarendo meglio il concetto di patria: "Nostra patria è il mondo intero, potrebbe essere la risposta di Una città per tutti, che già si era resa protagonista di un clamoroso atto di ‘disobbedienza civile’ due anni or sono, quando il consigliere comunale Marco Bersani non si era alzato in piedi in segno di rispetto verso l’inno nazionale, motivando il suo gesto con il fatto che quello stesso inno nazionale accompagnava la spedizione bellica del nostro paese in Jugoslavia. Ancora una volta, dunque, la guerra segna uno spartiacque nella sinistra”.
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