TBC : non abbassiamo la guardia

In occasione della Giornata Mondiale per la lotta alla Tubercolosi, che si svolgerà il prossimo 24 marzo, La Fondazione Maugeri lancia un appello

Riceviamo e pubblichiamo

L’appello viene dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, del quale l’Istituto di Tradate della Fondazione Salvatore Maugeri è Centro di Riferimento per la ricerca e la prevenzione in Italia e nei paesi dell’Europa orientale.

Oggi la globalizzazione è sulla bocca di tutti, ma per i batteri è da secoli una triste realtà. Purtroppo questo è più che mai vero nel caso della tubercolosi, che non conosce confini e presenta un’incidenza sempre crescente.

In Italia e negli altri paesi occidentali già negli anni ‘70, grazie a razionali programmi di controllo e trattamenti farmacologici più efficaci, la tubercolosi ha fermato quasi totalmente la sua corsa, ma nei paesi in via di sviluppo l’allarme non è mai cessato: anzi, in alcuni casi l’AIDS e lo sviluppo di resistenze ai farmaci antitubercolari hanno contribuito ad elevarne sia la diffusione che la mortalità, coinvolgendo nuovamente anche i ricchi paesi industrializzati che ritenevano di aver ormai definitivamente archiviato il problema tbc.

Purtroppo mai valutazione fu più ottimistica e oggi è tempo di correre ai ripari e prendere le necessarie contromisure. L’appello viene dalla World Health Organization, che proprio il 24 marzo celebrerà una nuova edizione della Giornata Mondiale per la lotta alla Tubercolosi. In Italia il punto di riferimento per la lotta alla tbc è l’Istituto di Tradate (VA) della Fondazione Salvatore Maugeri, Partner Ufficiale della WHO per la Tubercolosi e le Malattie Polmonari non solo per l’Italia ma anche per la Federazione Russa, la Romania, la Turchia, la Moldavia, l’Ucraina e la Polonia.

A giustificare l’allarme lanciato dagli esperti sono i dati epidemiologici.

«In questo scenario – spiega il dr. Gian Battista Migliori, responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla Tbc, Centro Collaborativo dell’OMS di Tradate – i dati apparentemente tranquillizanti dell’Europa occidentale nascondono una situazione con molte ombre: lo smaltellamento delle strutture di monitoraggio e diagnostiche, associato al crescere dei flussi migratori dai paesi più a rischio rappresenta una nuova, grave minaccia. Anche perché in tutti i paesi industrializzati il numero di specialisti è in continua diminuzione e ormai i medici di medicina generale difficilmente incontrano due casi di tbc in tutta la loro vita professionale».

Questo proprio nel momento in cui sono in rapida diffusione nuovi ceppi della malattia resistenti ai comuni antibiotici, che spesso si sviluppano proprio a causa di un trattamento inadeguato o della scarsa adesione alla terapia da parte dei pazienti.

Per questo motivo da oltre un anno la Fondazione Maugeri ha avviato un progetto per incrementare la percentuale di successo terapeutico in Romania, ma non mancano le difficoltà, dovute soprattutto a elementi di carattere socio-economico: «Curare questi ceppi – conclude il dr. Migliori – è 100 volte più costoso rispetto ai trattamenti tradizionali, a fronte di una percentuale di successo di gran lunga inferiore: secondo uno studio italiano al quale ha partecipato anche la Fondazione Maugeri siamo attorno al 16%».

Secondo i dati della WHO in tutto il mondo sarebbero ben 50 milioni i pazienti affetti da queste forme farmaco-resistenti, alle quali si aggiungono i casi di coinfezione con il virus dell’HIV: in alcune regioni addirittura i 75% dei pazienti affetti da tbc è anche sieropositivo. Proprio il binomio tbc e AIDS è un’altra situazione di grave emergenza, diffusa soprattutto in Paesi che non hanno le risorse economiche per affrontare da soli la situazione.

In questo contesto, l’Europa occientale si presenta pericolosamente senza difese, proprio in un momento in cui la minaccia si fa più intensa. A riprova dello stretto legame tra immigrazione incontrollata e tbc, le più recenti statistiche delle WHO dimostrano che nei paesi confinanti con l’Europa dell’Est i casi di tbc "importati" hanno un peso estremamente significativo: il 32% in Germania, il 53% in Norvegia, addirittura il 60% in Svezia e Olanda e il 65% in Danimarca. «Questi dati – sottolinea ancora il dr. Migliori – dimostrano che la tbc è una malattia realmente globale che necessita di essere combattutta su tutti i fronti. L’unica soluzione possibile infatti è un intervento coordinato a carattere internazionale guidato dai paesi occidentali, che con un investimento piuttosto modesto possono migliorare enormemente il controllo della malattia, aiutare i paesi più poveri e allo stesso tempo ridurre in modo drastico i pericoli di nuove epidemie entro i propri confini nazionali».

Se in Europa occidentale il fenomeno è relativamente sotto controllo (l’incidenza sulla popolazione varia dai 5 casi su 100 mila abitanti in Svezia ai 12,7 in Germania, con la sola eccezione della Spagna dove sullo stesso campione i casi sono ben 22 casi), nei paesi dell’Est la situazione è molto diversa (in Repubblica Ceca e Polonia si segnalano rispettivamente 17,6 e 34,4 casi ogni 100 mila abitanti), a volte addirittura catastrofica: 57,2 casi in Estonia, per arrivare agli 82,7 nella Federazione Russa e addirittura ai 90 in Lettonia!

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 20 Marzo 2002
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.