Poco turismo e tanta nostalgia: non di solo Chiara vive il lago
Luino – Un salto nel passato per ricordare estati d’altri tempi. L’intervista con Eugenia Binda, albergatrice: servì Ugo Tognazzi in "Venga a prendere il caffè da noi"
Un signore di mezza età è seduto in un tavolo di una trattoria come tante: un paio di baffi, una faccia da canaglia con alle spalle il lago. «Il brasato è di ieri, ed è preparato con vino di comodo», dice, lamentandosi scocciato. Una frase che rimbomba nelle orecchie della cameriera, e vi rimarrà per diversi anni.
Sì, perché Eugenia Binda Gazzaldi va fiera dei suoi ricordi, dal momento che l’anonimo avventore, trent’anni fa, è un favoloso Ugo Tognazzi, interprete in uno dei film più belli tratti da un’opera del Luinese Piero Chiara. Il film è “Venga a prendere il caffè da noi”, di Alberto Lattuada. E lei, la signora Binda, era proprio la cameriera che si vede in una delle prime scene della pellicola, e che ancora oggi dirige l’albergo Binda, a Luino, proprio di fronte al porto vecchio. Inizia da qui, da un ricordo ancora vivo, il rapido giro fra le estati del passato, per ritornare sulla vocazione turistica della zona del Lago Maggiore, per andare a trovare le emozioni che una casa in villeggiatura dava ai milanesi, ma anche ai tedeschi che ancora preferivano – e sempre più spesso, oggi, preferiscono – la tranquillità del lago alle meglio note località da vip, che già facevano capolino fra le cronache mondane.
Siamo sul finire degli anni sessanta e il regista Alberto Lattuada decide di girare proprio qui a Luino – il resto del film venne girato in Valcuvia, a Cuvio – la famosa pellicola tratta da “La spartizione”, grande romanzo di Piero Chiara, tra l’altro anch’esso compreso nel cast con un ruolo minore.
«Erano davvero altri tempi – spiega la signora Binda, che all’epoca aveva circa trent’anni – . Ricordo un gran via vai nelle strade, quando veniva l’estate. Erano gli anni che seguirono di poco il grande sviluppo economico del paese, dove chi poteva permetterselo si faceva la villetta al lago, e chi non aveva dove andare si concedeva due, tre settimane in albergo, a prendere il fresco. L’estate, qui a Luino, era molto più viva di oggi. La sera era pieno di gente che camminava sul lungolago e si mangiava il gelato di fronte al porticciolo: c’era un chiosco di gelatai che arrivavano da Belluno, Zanettin si chiamavano: per mangiare un cono ci voleva mezz’ora, ma era sempre pieno. Spesso arrivavano personalità note e…meno note. Pensi che per un periodo, un affascinante tedesco sulla quarantina veniva a mangiare la sera. Arrivava al porticciolo su una bella barca, e si fermava a cenare in veranda. Scoprimmo solo qualche settimana dopo che si trattava del grande direttore d’orchestra Herbert Von Karajan, che aveva una casa a Locarno».
Oggi è diverso. Mentre la signora Binda parla entra un’attempata turista tedesca e chiede se c’è posto per dormire. «Ecco, siamo nel cuore della bella stagione e questa è solo la seconda camera che affittiamo. Anche noi eravamo sempre pieni, in quelle estati, al punto che quando il regista Lattuada ci chiese di dormire con la troupe, fummo costretti a dirgli di no. Tognazzi invece durante la lavorazione del film stava a Lavena Ponte Tresa». E tra i vecchi ricordi torna a galla il presente. «Oggi cerchiamo di resistere ma è dura – conclude la signora Binda». Allora cosa occorre per risollevare il turismo di questa zona? «Abbiamo molto da offrire ma non siamo in grado di rivalutarlo, come è stato fatto in altre zone, vedi la Gardesana, vero e proprio “divertimentificio”. Occorre puntare sulle ricchezze che abbiamo e impostare un turismo culturale e naturalistico. Un testimonial di questa campagna potrebbe essere proprio l’amico Piero Chiara: con i suoi libri ha fatto conoscere il lago a tutt’Italia. E ancora oggi ci fa sognare».
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