Funicolare, si avvicina il giorno della chiusura
Proloco e comune sperano in una soluzione in grado di scongiurare la chiusura dello storico impianto. Partite le lettere di licenziamento per i dipendenti
Giorni contati per la funicolare del Lago Maggiore. Sembra infatti improrogabile la scadenza del prossimo 26 settembre, termine ultimo entro il quale l’impianto, per continuare a funzionare, dovrà subire una ristrutturazione.
Ristrutturazione che in realtà assomiglia più ad una ricostruzione, visto le norme di legge che impongono rigorose misure di sicurezza per questo tipo di impianti, vale a dire il rinnovo dei piloni di sostegno e delle strutture portanti.
In tutto circa 2,5 miloni di euro. Troppi, secondo Paola Mattioni, comproprietaria dell’impianto, che sostiene di non essere in grado, economicamente, di far fronte ad una spesa del genere.
A lanciare il salvagente, qualche mese fa, la Provincia di Varese che fece da intermediaria fra la proprietà e la Regione con l’obiettivo di aprire la strada a finanziamenti a fondo perduto, circa un terzo della spesa, da dedicare all’impianto. Evidentemente la pur importante somma non è bastata ad alleggerire le spese per la ristrutturazione e, così stanti le cose, l’impianto è destinato a chiudere i battenti a fine mese. Sembra comunque che in queste ore a Villa Recalcati si stia tentando un’estrema ricerca di soluzioni per scongiurare la chiusura della suggestiva panoramica sul Lago Maggiore.
Del resto una proroga dei tempi di scadenza sarà difficile, dal momento che il Ministero dei Trasporti, per concederla, ritiene necessario non solo la presentazione di un progetto di ristrutturazione, ma la più gravosa individuazione delle fonti di finanziamento – pubbliche o private – per la messa a nuovo dell’impianto.
E qui si innesta il lavorio di queste ore che anche il sindaco Sergio Trezzi sta compiendo. «Non possiamo certo mettere sul piatto della bilancia un capitale così importante per la nostra amministrazione – ha affermato il sindaco – benché l’impianto sia molto importante per Laveno Mombello». Il sindaco esclude comunque una “cordata” composta da enti pubblici, capaci di rilevare l’impianto.
Alla preoccupazione del sindaco fanno eco anche le dichiarazioni del suo vice, Roberto Morselli, che parla di «grande ricchezza per Laveno, e per l’Alto Varesotto. Area, questa, in cui diversi patti territoriali di sviluppo includono proprio il potenziamento delle strutture turistiche come ricetta per il rilancio dell’economia».
Anche la proloco si sta muovendo per sensibilizzare la cittadinanza: lettere e volantini sono entrate nelle case dei lavenesi in questi giorni per scongiurare la chiusura dell’impianto ed è tuttora in corso una raccolta firme. Secondo Marino Mariella, presidente della proloco di Laveno, «la funivia è come la salute: ci accorgeremo della sua importanza solo quando non ci sarà più. Oltre all’aspetto culturale a naturalistico, la struttura rappresenta una grande importanza anche sotto il profilo economico».
Sono infatti già partite le lettere di licenziamento per i dipendenti dell’impianto, e nero si profila il futuro per gli operatori delle strutture al Sasso del Ferro, dove arriva la funicolare: un albergo, un ristorante e un negozio di souvenir da fine settembre raggiungibili solo tramite un’impervia mulattiera.
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