Crisi di governo in Ticino, il consigliere non si dimette
Patrizia Pesenti ha manifestato l'intenzione di non lasciare
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«Non mi dimetto, non ne ho l’intenzione e non vedo per quale ragione dovrei farlo». Altro che "scusarsi", come qualcuno avrebbe preteso, per aver «per essere venuta meno ai principi della collegialità»: promette invece battaglia Patrizia Pesenti, consigliere di Stato del Canton Ticino, esautorata questa mattina dalle sue funzioni istituzionali per essersi rifiutata di sottoscrivere il Preventivo 2004. Così come garantiscono battaglia a tutto campo i socialisti ticinesi, che con un comunicato-stampa diffuso nel tardo pomeriggio parlano di «inaccettabile attacco venuto dalla Destra» e di «autentico colpo di Stato» e lanciano l’appello alla mobilitazione: domenica pomeriggio, proprio mentre verranno annunciati i primi risultati delle votazioni federali in corso di svolgimento, alla Casa del popolo di Bellinzona avrà luogo un vero e proprio "happening" per militanti e simpatizzanti, presente la stessa Pesenti. Per parte loro, pur tentando di stemperare le polemiche, gli altri membri dell’Esecutivo ticinese hanno ribadito in serata le ragioni che hanno condotto al siluramento della collega. Per tutti si è espresso Marco Borradori, presidente del Governo: «Noi abbiamo avuto la netta sensazione, ed uso un eufemismo, che Patrizia Pesenti non solo non abbia cooperato nel fornire i dati che le avevamo richiesto, ma che addirittura ella abbia proibito ai suoi funzionari di rispondere a domande ben precise. Ed i funzionari non appartengono a questo o a quel consigliere di Stato: essi dipendono, per atto costituzionale, dal Governo nel suo insieme». Tesi subito contestata dalla consigliera esautorata: «Abbiamo lavorato per mesi e mesi sul Preventivo, io ho soltanto detto che non era possibile "tagliare" determinati investimenti nel comparto della sanità ed in quello della socialità, tanto più che il mio Dipartimento sarebbe stato quello più sacrificato. Se con questi metodi intimidatori pensano di farmi fare un passo indietro, si sbagliano». Affaire à suivre. |
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