Rifiuti “sporchi”, l’indagine si allarga

Incendi dolosi alla Lombarda e traffico di rifiuti: non è ancora noto se ci siano legami, ma le indagini della procura milanese e del Noe proseguono

«È scesa una puzza che ha infestato mezza Olgiate». A parlare è un componente della famiglia Accarino in una delle conversazioni telefoniche intercettate dai carabinieri del Nucleo di tutela ambientale che ieri hanno arrestato ventuno persone ritenute responsabili di un traffico illegale di rifiuti. Quella venuta fuori è una vasta organizzazione che si arricchiva trasformando rifiuti pericolosi in fondi stradali, fertilizzanti, inerti con cui riempire fondamenta di cantieri edili. E la Lombarda Servizi ecologici di Olgiate Olona, sulla rotta sud-nord-sud che compivano i rifiuti, rappresentava una tappa importante. Proprio lo stesso centro di smaltimento dei rifiuti dove nell’ultimo anno sono scoppiati tre incendi dolosi e sul quale solo la Procura di Busto Arsizio ha aperto un paio di fascicoli di indagine. 
Non è ancora noto se la frase detta al telefono si riferisca all’ultimo incendio, che produsse un nube di fumo irritante che si diffuse su Olgiate Olona e Busto Arsizio. «Al momento non ci sono collegamenti fra gli incendi e gli arresti di ieri – dichiara Pasquale Starace, comandante del Nucleo operativo ecologico di Milano – ma le indagini proseguono». 
E così oltre alle persone finite agli arresti domiciliari o in carcere su ordine del gip di Milano, Angela Scalise (in tutto ventidue), nell’inchiesta del pm milanese Fabio Napoleone ci sono altri dodici indagati. 
Se al momento non emergono collegamenti diretti con gli incendi scoppiati alla Lombarda, è però certo che
gli arrestati sapevano di aver addosso gli occhi dell’autorità e a dimostrarlo ci sono diverse intercettazioni telefoniche. 
In queste conversazioni,
i rifiuti erano chiamati in codice ”sassi”. Ne parlavano Mario Accarino e i fratelli Stefano e Lorenzo Riva (questi ultimi arrestati in un’altra inchiesta nell’ottobre del 2001), proprietari di una fonderia. Fra i nomi degli arrestati e nelle telefonate c’è anche Giovanni Colzi, il direttore tecnico della Econord, che gestiva la discarica di Gorla Maggiore in cui finivano le cisternette con solventi prodotti dalla ditta piemontese Fu.Met. 
Insomma alla Lombarda passava a si trasformava di tutto. Gli investigatori del Noe parlano infatti di rifiuti 
«con una forte componente corrosiva». 
«Le indagini sono appena all’inizio – ha detto il colonnello
Michele Sarno, comandante del Gruppo carabinieri per la tutela dell’ambiente di Treviso – ulteriori sviluppi potrebbero essere possibili proprio nel filone dell’illecito che dalla Campania porta al Nord e viceversa». 
Gli investigatori si concentrano infatti sul filone dei rifiuti che arrivano dalla Campania per ritornare in Puglia, passando anche dalla Lombarda. Qui, come in altri due impianti del milanese, i rifiuti classificati come speciali o pericolosi, tramite la falsificazione dei documenti di viaggio, diventavano rifiuti industriali e ritornavano al Sud, in questo caso in Puglia. 

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 19 Dicembre 2003
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.