Omicidio Milani, sfilano i testimoni
Alla sbarra Claudio Petricca, accusato di essere uno dei due rapinatori. La madre della vittima rievoca in aula il giorno della tragedia
Ancora dolore e commozione, per Anna Maria Schiavini, la madre di Eugenio Milani che oggi ha rievocato in aula quei tragici momenti di sette anni fa in cui venne ucciso il figlio sedicenne. Il processo a carico di Claudio Petricca, accusato di essere il complice di Vincenzo D’Alfonso – reo confesso e già condannato a 20 anni di carcere per aver sparato alla testa al giovane durante il tentativo di rapina – è continuato con una serie di deposizioni. La madre della vittima è stata interrogata dal pm Tiziano Masini.
Sono state ricostruite in aula le posizioni dei due rapinatori al momento dell’ingresso nella tabaccheria, il loro abbigliamento, le posizioni della donna e del figlio, e gli attimi concitati della tragedia: Eugenio che prende un tubo di ferro per difendere la madre (il giorno prima avevano subito un’altra rapina), il complice che lo ferma, D’Alfonso che da dietro alza il braccio ed esplode il colpo fatale che raggiunge alla testa il ragazzo. La difesa ha invece insistito sulla descrizione fisica del complice e sul fatto che l’uomo portasse una calza di nylon sul viso, iL che renderebbe difficile l’identificazione del colore della pelle dell’uomo; Petricca è infatti italoetiope, e ha una carnagione scura. Arrestato nel settembre del 2002, aveva tentato di rifarsi una vita a Ravenna con una nuova campagna dalla quale ha avuto una figlia. Oggi si proclama innocente, difeso dagli avvocati Patrizio Lepiane e Marilena Gugliemana.
Accusa e difesa hanno ascoltato gli agenti della volante intervenuti alle 18 e 50 di quel giorno nella tabaccheria di Crenna e i poliziotti che ritrovarono, il giorno successivo, la Fiat Uno grigia utilizzata per scappare. L’auto venne rinvenuta a Gallarate, vicino alla ferrovia del Sempione. A poca distanza, gli agenti trovarono le calze di nylon, una borsa blu che potrebbe corrispondere a quella vista dalla madre della vittima addosso a uno dei due rapinatori, e infine una cerata con dentro una pisola 7 e 65, probabilmente l’arma del delitto. Nel posacenere, un mozzicone di sigaretta. Nessuno dei proprietari della vettura rubata due giorni prima, ascoltati in aula, fumava. Su quel reperto, particolarmente importante, è stato disposto un esame per cercare tracce di dna.
Il giudice, Anna Azzena, dopo le deposizioni e gli interrogatori, ha aggiornato il processo al prossimo 27 gennaio.
Le tappe della vicenda
10 dicembre 1996.
Due uomini con il volto coperto entrano nella tabaccheria di via Locarno, a Gallarate. Il figlio della proprietaria, Eugenio Milani, 16 anni, reagisce. Uno dei due esplode un colpo di pistola che ferisce mortalmente alla testa il ragazzo.
19 settembre 2002.
Dopo sei anni di indagini, il pm Tiziano Masini e gli uomini della questura di Varese annunciano di aver rintracciato e arrestato Vincenzo d’Alfonso, sospettato di essere l’uomo che sparò.
27 settembre 2002
Procura e Questura arrestano a Ravenna Claudio Petricca, sospettato di essere il complice.
7 ottobre 2003
Si apre il processo in corte d’assise al secondo uomo, Claudio Petricca.
13 ottobre 2003
Vincenzo D’Alfonso, reo confesso, viene condannato a 20 anni di carcere. Il processo si celebra con il rito abbreviato.
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