Mostra del tessile: bilancio positivo

È terminata la prima edizione del Salone. Tutte le voci concordi nel far ripartire il settore

Non solo un Salone. Non solo una vetrina. Non solo un percorso storico fra passato, presente e futuro. La Mostra del Tessile, dell’Abbigliamento e della Moda che ha chiuso i battenti ieri sera al centro espositivo MalpensaFiere di Busto Arsizio, ha rappresentato qualcosa in più. E’ stato – tanto per cominciare – il luogo in cui le diverse anime geografiche del settore si sono incontrate e, superando le (un tempo) forti connotazione “di campanile” hanno fatto squadra. Troppo forte è la minaccia che proviene da alcuni paesi emergenti (in testa, la Cina) per poter continuare una politica che si limiti alla difesa del proprio orticello.

Il “polo” tessile di Prato ha sposato l’iniziativa varesina voluta da Provincia e Camera di Commercio. La marca trevigiana è scesa in campo per sostenerla. Dal comparto serico di Como è giunto un plauso e un’offerta d’aiuto. Le piccole  e medie imprese hanno chiesto, a gran voce, interventi diretti e decisi per difendere il prodotto nazionale perché la difesa della nostra produzione è, oltretutto, difesa dei posti di lavoro.

La prima edizione del Salone ha colto dunque nel segno. E lo ha fatto perché il messaggio è giunto sino al Governo. E’ stato raccolto dalle forze politiche. E’ stato condiviso dagli imprenditori – soprattutto la piccola e media impresa, il vero tessuto costitutivo dell’apparto imprenditoriale della nostra provincia – ed è diventata una richiesta corale di difesa della qualità, della ricerca, dell’inventiva, del gusto italiani.

«Aver lanciato questo segnale era il nostro obbiettivo» conferma Marco Reguzzoni, presidente della Provincia. «Averlo fatto da Busto è ancora più importante – prosegue –  perché è in quest’area che il tessile varesino è nato, è in quest’area che è cresciuto e si è imposto come uno dei poli di maggior rilievo nell’economia lombarda e nazionale. Adesso il tessile non solo varesino, non solo lombardo, attende risposte concrete».

Lungo quali strade? Lo ha spiegato ieri mattina Roberto Cota, sottosegretario al ministero delle attività produttive, nel corso di una lunga chiacchierata con i giornalisti che lo hanno incontrato proprio fra i padiglioni del centro espositivo. «La tracciabilità è il primo strumento che  ci consente di conoscere la vita completa di un manufatto. Non è pensabile di poter continuare a definire come made in Italy un abito che in questo Paese si vede attaccare solo i bottoni. L’Europa sembra cominciare ad intendere questo discorso, sia perché investe anche altre produzioni, sia perché le esigenze messe in luce dal nostro Governo sono  comuni per esempio a Germania e Francia».

Il secondo strumento di difesa è nelle stesse “pieghe” delle norme che regolano l’organizzazione mondiale del commercio, il Wto. «Gli squilibri eccessivi – ha ricordato Cota – possono essere corretti. Non c’è bisogno di inventarsi nulla. E’ già tutto scritto, come lo era al tempo dell’accordo Multifibre».

Terza considerazione degna di nota per il sottosegretario, il fatto che le misure invocate dalle piccole e medie aziende del tessile, sono le stesse misure che stanno invocando i mobilieri, i produttori del complemento d’arredo e di moda o il comparto della ceramica italiana di qualità. Di fronte ad un attacco sleale che giunge da paesi nei quali la manodopera è sottopagata o sfruttata, occorre reagire in tempi rapidi. “Vi ricordate – ha chiesto Cota ai giornalisti – quando le auto giapponesi venivano contingentate? Nessuno allora aveva nulla da ridire. Perché?”.

Quarta osservazione. «E’ tempo che si incentivi l’internazionalizzazione delle imprese, non la delocalizzazione. Chi delocalizza – spiega Cota – sottrae ricchezze e risorse. Chi internazionalizza lancia invece la sfida, la raccoglie e affronta i mercati. Si può però internazionalizzare solo a condizioni di poter agire e confrontarsi sui mercati mondiali ad armi pari».

Calato il sipario sulla manifestazione  – che ha visto anche nella giornata di ieri un grande successo di pubblico, sia negli stand, sia alle manifestazioni di contorno legate al mondo della moda e della bellezza –  c’è ora tempo per la riflessione. Il settore chiede a gran voce di poter continuare ad essere uno dei motori trainanti dell’economia. per farlo deve poter concorrere ad armi pari con la concorrenza.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Gennaio 2005
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