2 agosto 1980: l’Italia non dimentica
Venticinque anni fa la strage alla stazione di Bologna: 87 morti e 177 feriti. Oggi, 2 agosto 2005, commemorazioni nel capoluogo emiliano e in tutta la penisola
Venticinque anni possono essere tanti, specialmente se la ferita è ancora aperta. Venticinque anni possono anche essere pochi, per chi non può dimenticare. Sul cemento della stazione di Bologna, in quel caldo sabato di vacanza, col sole che splendeva e una gran voglia di andare in vacanza, sono restati 87 cadaveri e 177 feriti. Erano le 10.25 del 2 agosto 1980. Nella sala d’attesa della seconda classe della stazione una bomba devastò la tranquillità del capoluogo emiliano, fermando lo scorrere delle vite delle vittime e dei loro familiari. Solo ieri, 1 agosto 2005, a Villa Clelia di Imola, la lapide in memoria delle vittime della strage di Bologna posta il 29 luglio scorso, è stata gravemente danneggiata da ignoti, segno che a venticinque anni di distanza non è ancora giunta l’ora della pacificazione definitiva.
Oggi Bologna ricorda queste vittime innocenti, uccise dalla follia omicida di un periodo storico che ha seminato morte per oltre due decenni. La tragedia a Bologna ha segnato il culmine di quella che gli storici chiamano la strategia della tensione, gli anni di piombo. I bersagli, ancora una volta, i cittadini, le persone, i turisti. Come a Brescia, in piazza della Loggia. Come in una lunga serie di altre circostanze. Ad essere dilaniati dalla potenza devastante della bomba del 2 agosto 1980 persone provenienti da 50 città diverse, stranieri, italiani. Bologna è il crocevia del passaggio dei turisti verso i mari del Sud Italia, la scelta non è casuale e questo la rende ancora più lucidamente e crudelmente folle.
I colpevoli, dopo i depistaggi e le accuse ad anarchici e brigatisti, una “tradizione” tutta italiana, sono individuati in Francesca Mambro e Valerio “Giusva” Fioravanti, esponenti dell’estremismo di destra, fondatori dei Nar, Nuclei armati rivoluzionari. Con loro una vera e propria banda armata composta da Gilberto Cavallini, Luigi Ciavardini, allora minorenne, ed Egidio Giuliani. Dietro di loro la regia occulta di Licio Gelli e Francesco Pazienza, con i depistagli di Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, ex alti ufficiali del Sismi. La sentenza definitiva è arrivata il 23 novembre 1995, con appendici e postille di una giustizia italiana dai tempi omerici. Le indagini sono state lunghe e difficili, con colpi di scena a ripetizione, ipotesi fantasiose, assoluzioni a sorpresa e condannati che si dichiarano innocenti e invitano “ad indagare”. A 25 anni dalla strage, l’Italia non dimentica quell’assolato sabato di vacanza. E di morte.
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