Io sieropositivo rimasto senza CASA

Il racconto di un uomo che nella struttura dell'ASL aveva trovato un valido sostegno. E ora si chiede che ne sarà di lui

Riceviamo e pubblichiamo

Il questi giorni di furibonda Kermesse elettorale, dove tutti promettono tutto, raccontare la mia storia può sembrare un non sense, ma ci provo lo stesso. Anche perchè ritengo siano tanti i collegamenti con la realtà sociale e politica in cui viviamo.
Fino a poco tempo fa non avrei mai pensato che la mia condizione di sieropositivo avesse qualcosa da fare con la politica, né mi ero posto la questione del funzionamento del sistema sanitario: un servizio rispondente ai miei bisogni l’avevo proprio trovato all’interno della ASL e potevo ritenermi estremamente soddisfatto.
Il servizio si chiama CASA, azi devo dire che si chiamava CASA, dato che stamattina ho scoperto che non esiste più.

Ho scoperto, invece, di essere sieropositivo nel 1996 ed è stata una mazzata. Un normale incontro di un anno prima, non sono un play boy, non faccio turismo sessuale, non ho mai usato sostanze: una ragazza come tante, siamo usciti per qualche settimana. Quando la storia è finita ho saputo di lei quel che non c’era motivo di immaginare e che non avrei mai voluto sapere. Ma ancora adesso non riesco a portarle rancore, in fondo anche lei era ignara di tutto.

Faccio dunque il primo test a Milano, così penso che nessuno mi possa identificare, qui in provincia ci si conosce tutti. L’esito è un pugno diretto allo stomaco. E adesso che si fa? Al laboratorio di analisi mi consigliano di appoggiarmi ad un centro specializzato per i successivi controlli, approfondimenti, eventuali terapie di cui avrò bisogno.
La sola idea di andare in qualche reparto d’ospedale mi blocca, l’impegnativa del medico di base, la cartella clinica con tutti i miei dati angrafici, e poi agli infettivi ci lavora anche la figlia maggiore del mio vicino.
Nella mia disperazione e confusione so solo che non voglio far diventare la mia sieropositività visibile a tutti, a troppi, non voglio diventare quello col circolino rosa.
Un giorno vedo un curioso manifesto in viale Borri: "Sei hai un dubbio telefona a CASA. Anonimo. Gratuito. Centro Assistenza sieropositivi ed AIDS: Via Staurenghi".
Provo ad andare. La palazzina è un po’ imboscata e fuori i muri non promettono nulla di buono e quando entro anche lo stretto corridoio con le sedie rosse non è un granché, anche se non mi aspettavo lo stile da centro privato, so che il CASA è (era) un servizio della ASL.
Un infermiere con gli occhiali fa un sorriso uscendo da una porta a a vetri e mentre mi fa accomodaremi dice che il medico verrà subito. Mi chiede se voglio mantenere l’anonimato, dico di sì.
Per 10 anni sarò dunque R.S. più il numero della mia cartella, ma questo non lo dico.
Per 10 anni sono stato curato, monitorato, ascoltato senza che nessuno mi chiedesse altro, oltre alle mie iniziali. Con professionalità, cortesia, discrezione: oltre i prelievi periodici, ho potuto fare lì delle visite specialistiche con l’infettivologo e l’anno in cui ho avuto la candidosi mi hanno spiegato e consigliato di cominciare la terapia con i farmaci che prendo tutt’ora.
Per un paio d’anni sono stato anche seguito lì da una psicologa: ero proprio andato in tilt, tendevo a chiudermi, a non voler più avere contatti con nessuno, se ne erano accorti sia in famiglia sia la lavoro. A lei ho confidato il mio nome di battesimo.
Alcuni mesi fa nella nuova sede di via Rossi leggo un cartello con la nuova sigla: MTS…questo significa che il CASA non esisterà più? Sento dire che l’ASL sta chiudendo alcuni servizi, che la politica di Formigoni qui in Lombardia è quella di privatizzare la sanità, alcune prestazioni le erogheranno gli ospedali, altre non le erogherà più nessuno.
Stamattina quando arrivo all’appuntamento per il prelievo l’infermiere con gli occhiali non sorride. Mi cade l’occhio sul cartello appeso alla porta dell’ambulatorio. Il CASA verrà assorbito dal centro MTS…cambieranno gli operatori … un sincero ringraziamento agli utenti per quanto hanno saputo e voluto condividere…
Non capisco. E adesso devo ricominciare da capo, dove andrò altrimenti, dove andranno quelli come me? Quelli che come me aspettavano in sala d’attesa, mai gremita, perché gli appuntamenti venivano dati con attenzione per non far incontrare troppe persone alla volta.
Un mio amico sindacalista mi dice che queste cose sono all’ordine del giorno, che non mi devo stupire se anche i servizi che lavorano bene, in quattro e quattro otto vengono smantellati, trasformati, assorbiti.
Cosa c’entra la politica con la mia sieropositività? Forse niente e poi continuo a non capire molto di politica sanitaria. So solo però che sta diventando sempre più difficile per i cittadini curarsi e trovare luoghi di cura accessibili ed affidabili, districandosi nella giungla di sigle, centri privati, convenzionati…improvvisati.
Il CASA per la mia esperienza era uno di questi, accessibile ed affidabile, e ora mi chiedo se questo l’abbiamo capito ed apprezzato solo noi con il circolino rosa, che a quanto pare non contiamo molto per i nostri politici locali e regionali.
Ringrazio se pubblicherete questa mia lettera e ringrazio tanto soprattutto tutti gli operatori "di via Staurenghi" che mi hanno aiutato in questi miei difficili anni.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Maggio 2006
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