“Tutti morti”. Il sacrificio di Marcinelle

Un accordo nato dal desiderio di ricostruire un nuovo paese dopo le stragi della guerra e che tristemente, in questo caso, ebbe un epilogo particolarmente beffardo. Quella di Marcinelle è una strage che può aver avuto cause incidentali quanto legate alla disattenzione in tema di sicurezza, che imperava in quegli anni. Sembra che due carrelli, risalendo in un momento sbagliato, abbiano urtato una trave che, tranciando cavi elettrici e tubi d’olio, fece divampare un grande incendio che bloccò i minatori in galleria. I tentativi di liberarli furono disperati, e solo in 12 ce la fecero. Ancora doloroso è il ricordo delle parole di chi tentò il salvataggio quando, il 22 agosto, alle 3 di notte, risalì la galleria annunciando un disperato "Tutti morti".

Il dramma di Marcinelle, cambiò la vita di moltissime famiglie italiane, quasi tutte calabresi, con villaggi interi che si ritrovarono improvvisamente abitati da orfani e vedove. Il ricordo, oggi più che mai, è vivo sia in Italia che in Belgio. Come ricorderete quest’anno il Giro d’Italia è partito dal Belgio in omaggio alle migliaia di emigrati italiani in quelle zone, e proprio ricordare questo anniversario. Oggi la stampa belga offre decine di inserti e documenti celebrativi, le poste hanno emesso un francobollo commemorativo, mentre la tv di stato ha già trasmesso in settimana un documentario storico, nel quale ci si è chiesti se una strage del genere poteva essere evitata. Altri eventi sono programmati a Le Bois Du Cazier, museo dedicato a questa tragedia che sorge proprio a ridosso della miniera.

Quello che è accaduto a Marcinelle, infatti, è un motivo di attenzione nei confronti di una tematica, quale la tutela dei diritti dei nostri connazionali che lavorano all’estero, quantomeno attuale. Non a caso l’8 agosto è diventato la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, per ricordare non solo Marcinelle, ma anche Monongah nel 1907 e Mattmark nel 1965. Proprio oggi, intanto, il Segretario Generale dell’Unione Italiani nel Mondo, Alberto Sera, ha chiesto ai parlamentari italiani eletti all’estero si impegnino perché vengano stipulate convenzioni internazionali per i lavoratori migranti provenienti dai paesi del sud del mondo.