Parlo solo di ciò che mi rispecchia

A pochi giorni dall'uscita del nuovo videoclip, il varesino Fabio Freddi-Dj RONIN racconta la sua musica e il panorama Hip Hop italiano

Abbondantemente oltre l’anno 2000, possiamo dire che in Italia l’Hip Hop è uscito dai ghetti e dalle periferie per entare definitivamente a far parte della cultura musicale nostrana. Guardati spesso come generi di “rottura” e di denuncia, il Rap e l’Hip Hop per anni sono stati una cultura silenziosa al di fuori del mercato discografico nazionale ufficiale. Eppure da più di quindici anni l’Hip Hop c’è, tanto da non essere più un’entità strana per le orecchie degli Italiani. A Varese abbiamo la fortuna di avere Rappers e Dj che hanno vissuto pienamente tutta l’evoluzione del genere contribuendo alla nascita della “italian way” dell’Hip Hop. Alcuni nomi? OTR, Sottotono, Tormento. Oltre a loro abbiamo oggi anche un’altra realtà in ascesa: Dj Ronin e gli Huga Flame. Insieme a Dj Ronin – Fabio Freddi – siamo andati a scoprire la sua personale strada di fare Hip Hop nel Bel Paese.

Fabio so che questo per te è un periodo abbastanza intenso…
Sì in effetti abbiamo presentato da pochissimo al Rolling Stone di Milano il video clip di “Whisky&Coca”: l’ultimo singolo del progetto musicale che mi vede attualmente coinvolto insieme a Shai e agli Huga Flame, ovvero “Rap Bull”. Insieme stiamo lavorando all’album che vedrà la luce l’anno prossimo.
Qual è il vostro rapporto con le Case di Produzione?
Beh attualmente ci appoggiamo ad un’etichetta indipendente, autoproducendoci. Il vantaggio rispetto ad essere sotto l’ala protettrice di una vera e propria casa di produzione è che sei più libero nelle tue scelte musicali e di promozione. Per quanto ci riguarda è sei anni che siamo nell’ambiente e abbiamo avuto esperienze con alcune atichette. E’ stato prezioso, ma alla fine abbiamo capito che eravamo in grado di raggiungere gli stessi risultati anche da soli. Certo un’etichetta ti dà il vantaggio di un maggiore pregio a livello formale, ma così possiamo raggiungere i risultati a cui aspiriamo in piena autonomia.
Cos’è l’Hip Hop per te?
Senza fare della retorica, per me è un modo di esprimere il mio pensiero affrontando temi d’oggi. Se ascolti per esempio l’ultimo album che è uscito, puoi trovare dai problemi con la fidanzata, che tocanno bene o male tutti, a pezzi sulle truffe sia politiche che economiche e sul terrorismo! Ciò di cui parliamo è ciò che rispecchia noi e la società in cui viviamo. Dopotutto, siamo nati a Varese e abbiamo assorbito un certo tipo di mentalità e ci confrontiamo con problemi che obbiettivamente non sono quelli del ghetto americano. La cosa bella del Rap e dell’Hip Hop italiano di oggi è che ormai il genere è entrato a far parte della cultura musicale della gente. In Italia ci sono tantissimi Rappers che seguono delle strade molto personali e tutte diverse. Questo è molto bello. C’è chi sceglie di parlare dei propri problemi personali, chi la denuncia sociale e così via.
Cosa pensi dei tuoi colleghi? Come ti sembra il panorama dell’Hip Hop in Italia?
Come dicevo è bello che ci siano molte strade personali. Per esempio, nutro una grande stima per MondoMarcio e per Fabri Fibra, giusto per citare quelli attualmente in maggior ascesa. Per i profani del genere, possono sembrare un caso di musicisti prodotti da Major che hanno lavorato un po’ sui personaggi e poi li hanno lanciati sul mercato – non deve stupire, perchè quando si fa musica e si lavora con case discografiche sta nel gioco delle parti sottostare a logiche di Marketing – però sia MondoMarcio che Fabri Fibra sono profondamente stimati negli ambienti Underground dell’Hip Hop nazionale. E’ proprio in questo “circuito” di chi fa Rap, che loro sono conosciuti da tempo come due fenomeni. Fabri Fibra è sulla scena da dieci anni! Era già una delle realtà più forti tra i Rappers italiani prima del grande lancio di quest’anno. MondoMarcio, beh, anche lui non è una meteora creata a tavolino, ma un Rapper che si è fatto subito notare nel circuito Underground come un vero e proprio talento. Fin da quando è comparso più o meno tre anni fa, ci siamo accorti tutti che era dotato di uno stile unico ed avrebbe fatto strada.

Sei un Dj che con il suo stile nello “Scratch” si è fatto notare anche fuori dall’Italia…

Sì, nel 2004 mi sono qualificato alla finale mondiale del DMC World che si è tenuta a Londra e nel 2005 ho vinto il Diesel-U-Music Award per la categoria "Scratch". Sono state due esperienze fantastiche.
Perché hai scelto proprio l’Hip Hop?
All’inizio per scostarmi dagli altri, ma è sempre stata l’unica musica in cui mi sono sempre riconosciuto veramente. Questo non vuol dire che non mi lascio incuriosire da altri generi. Io ascolto molto e mi piace sperimentare. Per esempio ho lavorato con il bassista Paolo Frattini nel gruppo A.C.K., un progetto musicale al confine con l’Acid Jazz.
Cosa dici a chi vorrebbe fare Hip Hop?
Bisogna seguire l’istinto, ma restare sempre con i piedi per terra perché la strada è molto lunga per chi fa musica. Importante è poi farsi conoscere nell’ambiente, possono nascere delle ottime collaborazioni.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Novembre 2006
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