Tettamanzi: “Contro la Crisi solidarietà e sobrietà”

A margine della messa, l'Arcivescovo di Milano ha parlato dei tempi attuali: ricordando cosa sta facendo la Chiesa e cosa può ancora fare

Il patron Castiglioni, per ringraziarlo della sua presenza al PalaWhirpool, gli ha regalato la maglietta della Cimberio personalizzata. Ma per il Cardinale Dionigi Tettamanzi, questa è una terra di sofferenza, colpita pienamente dalla crisi che ruba sicurezza e dignità: “Il vostro è un decanato vivo ma con tanti territori diversi tra loro, 41 parrocchie per un totale di 120mila abitanti. Il fatto che in questo territorio ci sia anche Malpensa dice che siamo in un territorio in sofferenza: siamo di fronte a un fenomeno di crisi la cui entità e il cui spazio nel tempo ci sfuggono”.

Una crisi che non può essere ignorata dalla Chiesa, secondo le parole dell’arcivescovo: “Mentre c’è l’appello alle istituzioni e alle forze sociali, io come vescovo mi sono sentito di fare appello a tutte le persone, anche le più semplici per contribuire a venire in incontro a queste situazioni, magari con un contributo economico. Un contributo più spontaneo quando si cerca di assumere uno stile di vita diverso dal passato, uno stile più sobrio, più essenziale, più libero. Capace di avere un cuore più sensibile, più largo e perciò più pronto a venire incontro a queste situazioni di emergenza. Io sto legando continuamente il tema della solidarietà al tema della sobrietà. Sembra paradossale, ma la sobrietà non è qualcosa che ci limita, ma anzi che ci spinge a fare di più. Se tutti facessimo un piccolo passo in questo senso saremmo più capaci di dare una risposta significativa, in questo momento”.

Una scelta che ha però connotati molto concreti: “La diocesi ambrosiana ha lanciato a Natale il fondo famiglia – lavoro: è iniziato con una dotazione di un milione di euro e adesso è arrivato a 3milioni e 3mila euro. Dopo la prima raccolta, ora si sta affrontando il livello territoriale, cercando di evidenziare nei vari decanati le situazioni da affrontare, a cui venire incontro. Ora quindi siamo nel momento della distribuzione: ma raccolta e distribuzione sono interconnesse. Per farlo noi abbiamo scelto alcune tra le nostre attività più efficienti, come Caritas e Acli. Ma abbiamo pensato anche che il contributo debba passare attraverso il parroco, per garantire una certa discrezione e quella dignità che chi perde il posto di lavoro può vedere limitata. E, agendo attraverso il parroco, anche garantire un sistema più umano ed evangelico”.

Questo, per quanto riguarda la struttura della Chiesa. Ma cosa deve fare un laico cristiano, in questa situazione? “Il laico cristiano, proprio perchè cristiano è nella chiesa e partecipa attivamente alla sua missione, non solo negli ambiti ecclesiali ma in tutti i momenti di vita. Io penso che non esista la chiesa clericale, dove i soggetti protagonisti sono solo i sacerdoti, ma in una Chiesa come popolo di Dio, che una volta ricevuta la grazia della Fede, può donarla agli altri. Amo e cito moltissmo una frase di Papa Woytila, che diceva “Tutti siamo responsabili di tutti”. Una maturazione dei cristiani deve andare in questa linea: non solo godere della gioia del trovarsi bene insieme, ma andare più in profondità e scoprire che la gioia e la libertà portano come conseguenza una maggiore responsabilità”.

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Pubblicato il 22 Marzo 2009
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