“Peculato? Il telefono è un benefit, abbiamo le prove”

Il numero uno dell'azienda multiservizi a maggioranza comunale Nino Caianiello spiega la propria posizione e si difende dall'accusa per peculato. La Procura prosegue verso il rinvio a giudizio

Si difende come una tigre in gabbia Nino Caianiello, numero uno della società multi servizi di Gallarate (Amsc) e uomo di spicco del Pdl. Davanti ad una pletora di giornalisti e affiancato dal suo avvocato Stefano Besani ha spiegato la propria posizione rispetto all’avviso di garanzia per peculato notificato dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio (anche se non ancora giunto a destinazione).
 

L’ACCUSA DI PECULATO – Caianiello spiega la propria posizione in merito all’avviso di garanzia per peculato spiccato dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio: «A me non è ancora stato notificato nulla, il mio avvocato ha potuto ritirare le carte solo ieri: io d’altra parte non sono mai stato ascoltato dai giudici. Stiamo verificando alcuni aspetti. Tra questi quello più rilevante riguarda la nota protocollata in azienda il 16 luglio 2001 con firma dell’allora direttore generale Ermanno Fornara, che assegna al presidente e ad alcuni dirigenti il telefono aziendale come benefit senza limiti, per uso privato e pubblico. Mi si contestano chiamate private di carattere strettamente personale per un valore di 4967,20 euro, 164,20 dei quali per videochiamate, effettuate in un periodo che va dal 9 novembre 2007 al 24 giugno 2009 – spiega Caianiello -. C’è scritto che l’indagine parte dall’inchiesta Lolita (nella quale Caianiello risultava essere indagato per peculato: la sua posizione è stata poi stralciata, ndr): su di me non hanno trovato nulla e ora spunta quest’accusa che per me non esiste. Chiederò al procuratore della Repubblica e al magistrato che si occupa dell’inchiesta (il pm Roberto Pirro, ndr), verso i quali c’è la massima stima, di essere interrogato: se mi avessero chiamato prima non ci sarebbe stato bisogno di tutta questa storia. Nel benefit che mi viene riconosciuto c’è l’uso personale del telefono, che vuol dire per chiamate intime e non: sia nel 2007 che nel 2008 ho speso circa 4 mila e 500 euro. Le videochiamate poi sono una cifra ridicola sul totale e oltretutto abbiamo già inviato alla compagnia telefonica una lettera per chiedere spiegazioni, perché quel servizio non era contemplato nel nostro contratto. So di essere sotto i riflettori ormai da anni: ho trovato cimici nel mio ufficio e in quello della mia collaboratrice, il server dell’azienda è stato manomesso nei giorni scorsi. So anche che le intercettazioni erano legate ad altro, ma evidentemente su di me non è stato trovato nulla: sotto controllo c’era anche il cellulare di mio figlio, la cui sim è intestata a me. Spiace che dell’avviso di garanzia sia stata data notizia prima alla stampa che a me, ma è una prassi ormai consolidata». Dalla Procura non trapelano altri particolari sull’inchiesta che porterà alla richiesta di rinvio a giudizio: ci sarebbero sentenze per peculato ordinario nell’amministrazione pubblica riconducili alla vicenda gallaratese. All’esame degli inquirenti ci sarebbero 320 telefonate di carattere strettamente personale fatte partire dal telefono di Amsc in dotazione al presidente tra il novembre 2007 ed il maggio 2008, proseguite, stando alle analisi dei tabulati telefonici ordinate dalla Procura di Busto Arsizio, fino al giugno 2009. Stando così le cose, è probabile che il magistrato chiederà anche che la lettera citata in conferenza stampa dal presidente di Amsc venga messa agli atti.
Caianiello il 22 settembre dovrà anche comparire davanti al gip Chiara Venturi, la quale dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per concussione nei confronti del costruttore Leonida Paggiaro, al quale sarebbe stata chiesta una tangente da 400 mila euro, da parte di Caianiello e dell’architetto Michele Miano, per facilitare la costruzione di un centro commerciale a Gallarate. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Luglio 2009
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