Dionigi: “Una riforma attesa da troppo tempo”
Il rettore dell'Insubria commenta il testo del disegno di legge Gelmini che introduce novità importanti per gli atenei italiani. Una riflessione in particolare sulle funzioni del senato accademico e consiglio di amministrazione
Lo aveva annunciato nel suo discorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico a Como: quella che verrà sarà una vera riforma dell’università. Per il rettore dell’Insubria, Renzo Dionigi, le novità introdotte dal disegno di legge approvato mercoledì 28 ottobre dal consiglio dei ministri, rappresentano un cambiamento importante per il sistema degli atenei italiani.
«La riforma – spiega il rettore – prende in considerazione diversi aspetti del sistema universitario, tutti di grande rilievo, poiché affrontano il problema della governance e della ristrutturazione interna delle università. Appare particolarmente evidente il nuovo ruolo del Consiglio di Amministrazione, non solo per le sue funzioni, ma anche per la sua composizione».Tra Senato accademico e Consiglio di amministrazione è prevista infatti una netta distinzione di funzioni. Il primo dovrà governare tutti gli aspetti inerenti alla vita accademica, dalla didattica all’offerta formativa. Il secondo, invece, dovrà avere compiti esclusivi di alta amministrazione e programmazione. Tra le funzioni del Cda vi è da sottolineare la programmazione finanziaria e il ruolo di indirizzo strategico. Per quanto riguarda la composizione, la novità consiste nel fatto che almeno il 40% dei consiglieri non deve essere di appartenenza ai ruoli dell’Ateneo.
«Si tratta, quindi, di una necessaria e opportuna apertura alla presenza di personalità di grande competenza gestionale – continua il professor Renzo Dionigi – che si presume debbano provenire dal territorio su cui insiste l’Ateneo». Per quanto riguarda la ristrutturazione e l’articolazione interna delle università, la riforma propone un nuovo tipo di dipartimento che, oltre ad essere di dimensioni maggiori, dovrà interessarsi non solo dell’attività di ricerca, ma anche di quella didattica.
Diversi altri aspetti vengono presi in considerazione, quali l’istituzione di una abilitazione scientifica nazionale per il reclutamento dei docenti con criteri molto severi, riguardanti la valutazione analitica di titoli e pubblicazioni scientifiche, ma soprattutto introducendo meccanismi di verifica che verranno posti in atto periodicamente.
«Ci si augura che l’iter parlamentare proceda speditamente – conclude il professor Renzo Dionigi – e che maggioranza ed opposizione contribuiscano, attraverso eventuali ulteriori contributi e perfezionamenti, alla definizione di un testo di riforma che ormai l’università attendeva da troppo tempo».
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