Zamberletti: “no alla disgregazione delle comunità terremotate”

Si festeggiavano i 10 anni della ProCiv bustese: in un convegno si sono tirate le somme sull'intervento in Abruzzo. Il senatore varesino, fondatore della Protezione Civile, ne racconta la nascita nella fucina dei disastri di Friuli e Irpinia

La Protezione Civile di Busto Arsizio ha festeggiato al Museo del Tessile i suoi 10 anni con un convegno sull’intervento in Abruzzo per il sisma e una mostra di mezzi e strutture nel parco.  Una giornata che ha coinvolto moltissimi volontari di Busto e della provincia di Varese, ma non solo; più Vigili del Fuoco, Carabinieri, Corpo Forestale, Guardia di Finanza. Autorità civili e militari, insomma.

Galleria fotografica

Protezione Civile: uomini e mezzi 4 di 16

Non è mancato un breve ricordo di Pino Sporchia: l’uomo assassinato domenica scorsa proprio a Busto erano fra i più attivi coordinatori regionali della struttura di pronto intervento. Il discorso più atteso del convegno era quello del “papà” della Protezione Civile, il varesino Giuseppe Zamberletti, già senatore, oggi presidente del Centro Nazionale Volontariato. In precedenza avevano parlato tra gli altri il sindaco Gigi Farioli per un saluto introduttivo, l’assessore provinciale Rienzo Azzi e il dirigente del dipartimento nazionale della Protezione Agostino Miozzo, seguiti da vari interventi che approfondivano tematiche specifiche del gran lavoro svolto e tuttora in svolgimento in terra abruzzese – di sicuro interesse ad esempio quelle sull’impiego e l”addestramento delle unità cinofile per lo scavo sotto le macerie, un’alta specializzazione italiana riconosciuta nel mondo, o sul supporto psicologico nelle emergenze. La giornata ha visto anche varie premiazioni di volontari, ma anche dei militari della caserma NATO “Ugo Mara” che hanno aiutato a rimuovere la neve l’ultimo inverno.

Zamberletti, restando in ambito militare, ha usato nel suo intervento varie metafore e immagini “belliche”. La Protezione Civile, ricorda, non è “un corpo” come la Forestale o i Vigili del Fuoco: piuttosto «una funzione, una struttura», un qualcosa che fin dal suo concepimento necessitava di un’azione di comando e coordinamento forte e chiara. Necessità che emerse attraverso le due grandi tragedie del Friuli (1976, due sismi devastanti a mesi di distanza l’uno dall’altro) e dell’Irpinia (1980, ma la scossa fece danni gravi e vittime da Napoli a Potenza). Disastri enormi, ben più gravi di quello abruzzese del 2009, limitato se non altro nell’area territoriale interessata dalle scosse: mille morti nel primo, quattromila nel secondo. Fin da allora, racconta Zamberletti, fu chiaro che se un commissario straordinario, quale lui stesso era stato nominato dal governo, doveva poter operare, doveva anche disporre della necessaria autorità. La chiese e la ebbe: la Protezione Civile dava i primi vagiti.
Era una realtà molto diversa trent’anni fa: ai disastri si rispondeva con le braccia “a costo zero” dell’esercito di leva (che in Friuli, era già lì per ragioni strategiche). I vigili del fuoco da soli non potevano distaccare più di 5000 uomini circa, né allora né oggi, per non scoprire le proprie zone. «In Irpinia, a vederla dall’elicottero, era un’area enorme, pareva non ci fosse nessuno anche se i mezzi del corpo qua là c’erano» racconta Zamberletti. Coordinare, fare numero, «perchè il numero conta, bisogna poter saturare la zona di operazioni» e intervenire il più presto possibile per salvare più vite: questi gli imperativi da cui ha preso vita la Protezione Civile. Un volontariato non “spontaneo” o in ordine sparso ma inquadrato, ben preparato e formato per ogni evenienza – perchè l’aiuto improvvisato è spesso più d’ostacolo che utile.

«Un tempo dopo il terremoto si pensava alla ricostruzione, chi s’era salvato s’era salvato e amen». La filosofia poi è cambiata. Strategica l’idea di formare gruppi comunali di Protezione Civile: l’Italia dei mille campanili ha tirato fuori il meglio, la sua gente più determinata e capace, e ne ha fatto la sua punta di lancia per il disaster relief, come dicono gli stranieri che invidiano al nostro Paese questa struttura pronta e flessibile a un tempo. «Mancava uno Stato Maggiore» per questo vero esercito della salvezza (idrogeologica, sismica, antincendio e quant’altro) ed è stato creato. La struttura ha poi visto la Lombardia distinguersi come la regione con più mezzi e uomini, naturalmente impiegati a più riprese in tutta Italia. Concludeva Zamberletti, sempre ricordando il sisma del Friuli, che la sua vittoria più bella è stata quella di impedire la disgregazione e la diaspora. Quella che aveva colpito ad esempio nella zona del Vajont (si veda lo splendido “I fantasmi di pietra” di Mauro Corona ndr). «Gemona e immediati dintorni avevano quindicimila abitanti. Impostammo la ricostruzione di tutte le case. Ci dissero: ma qui resterà forse metà della popolazione, gli altri se ne andranno». Come non detto: Gemona è oggi una fiorente cittadina, con una popolazione leggermente superiore a quella di "prima". Per evitare la cosiddetta “sindrome del terremotato” che riduce alla passività è fondamentale riavviare al più presto le attività, anche quelle minime, e la scuola; curare e mantenere i legami familiari e della comunità locale. «La battaglia da vincere è quella della speranza» avverte Zamberletti: «quella di far tornare la gente alle sue attività, alla sua vita».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 03 Ottobre 2009
Leggi i commenti

Galleria fotografica

Protezione Civile: uomini e mezzi 4 di 16

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.