Panettone al veleno in riva al Ticino
Madì Reggio e gli assessori Franchini e Pellizzaro non si capacitano della caduta della loro amministrazione. "Siamo stati corretti e onesti". Un mix di dissapori personali e questioni amministrative dietro il patatrac?
Una vicenda scarsamente trasparente, difficile da decifrare quella che ha portato alla prematura caduta della giunta comunale di Golasecca, insediata da appena sei mesi dopo l’elezione a sindaco di Maria Maddalena "Madì" Reggio. Mezza Giunta e il capogruppo di maggioranza danno le dimissioni, e le opposizioni, cui non par vero, corrono dal segretario comunale a dare man forte, causando la caduta dell’amministrazione e il commissariamento del Comune. A fine marzo si torna alle urne in coincidenza con le regionali (circostanza particolare che favorirà, e molto, liste "di partito": ma questa è un’altra storia).
Ci hanno provato oggi, Madì Reggio (nella foto) e i suoi assessori Franchini e Pellizzaro (tre donne) a spiegare cosa sia successo: ma senza arrivare del tutto a una conclusione chiara. Più che altro, hanno tenuto a ribadire la loro assoluta correttezza, onestà e buona fede in questi mesi di amministrazione, segnata da mal di pancia crescenti di una parte degli amministratori che hanno alla fine travolto Golasecca Tradizioni e Futuro. Non senza qualche tocco tutto femminile di manipolazione dei sensi di colpa – il sindaco "colpito" quando da poco suo marito si era ripreso da un intervento; i bambini del Consiglio comunale dei ragazzi cui bisognerà spiegare perchè i grandi "divorziano" anche in politica.
«La mia forza ancora conto sia l’adesione del gruppo, eletti e non eletti. Personalmente sono serena, quanto accaduto è talmente vile, talmente diverso da me e dal mio modo di pensare e comportarmi che non mi tocca» dichiara l’ormai ex sindaco. «Sono schietta, solida, onesta, capace di sostenere e collaborare limpidamente con le persone nell’ambito tanto del lavoro personale e come amministratore pubblico. Dipingermi come "tiranna", poi, è una fandonia. Penso di aver mostrato impegno e perseveranza nel portare avanti le promesse di campagna elettorale, puntando sulla capaictà di lavoro della maggioranza, con cui ci si aggiornava almeno settimanalmente sullo stato di avanzamento di quanto già concordato che sulle nuove azioni che erano in stretta aderenza con il programma». Stoccata ai "reprobi" che nel comunicato in cui giustificavano la "sofferta" decisione di dimettersi citavano incompatibilità di vedute sul rispetto del programma elettorale.
«Si è sempre discusso insieme, si è sempre arrivati insieme, consapevoli e maturi alle giunte. Mai c’era stato un voto contro o un’astensione. Chi dice di essere stato obbligato poteva astenersi, votare contro, non presentarsi, o parlare apertamente». È un fatto che l’amministrazione Reggio non è caduta in consiglio comunale, con un regolare voto di sfiducia. «Quanto accaduto lunedì 14 ora capisco fosse inevitabile» ammette Reggio amareggiata, «proprio perchè altra era la sensibilità e lo spirito di adesione da parte di questi componenti al lavoro del gruppo. I tre dissidenti hanno rassegnato finalmente le dimissioni, dimostrando il loro modo di porsi di fronte alle responsabilità cui loro stessi si erano candidati e cui la popolazione sperava mantenessero fede. Spiace che le minoranze abbiamo tenuto loro bordone». Il sindaco uscente rivendica le cose buone fatte: i progetti sull’Adsl, la riduzione del costo di un grosso intervento in pieno centro da quasi due milioni e meno di mezzo saltando "in corsa" sul treno del progetto Genius Laci e rivolgendosi al Pirellone, e via elencando.
Dissapori: questo emerge dai racconti uditi, non solo dal sindaco e dagli assessori, ma anche da altre voci del paese che, piccolo, mormora. Si va da schermaglie con l’ufficio tecnico a questioni di visibilità personale, a storie di terreni contestati. Nulla che possa essere dato per sicura causa, nulla che preso da solo, di per sè, possa risultare decisivo per giustificare la caduta di un’amministrazione comunale eletta l’altro ieri. Urbanistica? Sul Pgt sembrava esserci accordo, si sarebbe bloccato il progetto di ulteriore tangenzialina caldeggiato dall’ex sindaco Pandin e si voleva una nuova piazzetta contestualmente al previsto parco urbano. «Avevamo intenzioni limpide, non abbiamo mai fatto promesse su appalti o terreni di cui tornare in possesso» chiariscono Reggio e ciò che resta della sua giunta. Di mezzo c’era anche un terreno espropriato dalla precedente amministrazione Pandin, una decisione che ci si era rifiutati di rivedere – ogni decisione in senso contrario sarebbe risultata estremamente imbarazzante, anche alla luce degli attacchi durissimi subito lanciati dal consigliere della Lega, Pinetti, già alla prima seduta di consiglio comunale.
A Madì Reggio e agli assessori Franchini e Pellizzarro, tre donne letteralmente… abbandonate sull’altare del municipio da altrettanti uomini della loro amministrazione, risultano poco comprensibili le ragioni della fine anticipata dell’amministrazione. A quanto si apprende, anche relazioni extra-politiche – amicizie personali – e un’insoddisfazione di fondo, quella sì politica (il vicesindaco Manenti chiedeva «più autonomia» per sè e per gli assessori: così Reggio), avrebbero spinto i dimissionari ad agire. Con buona voce dei golasecchesi, che in buona parte si sentono, a questo punto, presi in giro. Tutto sta a vedere come reagiranno di qui a tre mesi: e come si riformeranno gli schieramenti. Reggio&co. non si sentono di ufficializzare alcunchè al riguardo, quel che è certo è che le feste di Natale assisteranno ad un generale rimescolamento del mazzo, ma le "carte", in un paese di tremila anime, quelle rimangono.
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