Emergenza sfratti, una petizione per “risvegliare” il Comune

La propongono Acli, Caritas, i sindacati Sicet e Sunia, Cgil, Cisl e Uil, Auser e Antas. "Più case popolari a canone moderato e più spazi per costruirne. Serve un vero piano d'azione". In prima fila tra i soggetti a rischio gli stranieri

Una petizione per "stimolare" il Comune ad agire con più incisività sul fronte sempre caldo degli sfratti. la propone un gruppo di associazioni e sindacati che oggi, martedì 19 gennaio 2010, ha incontrato la stampa locale per esporre le dimensioni del problema e la necessità di interventi forti.
Acli, Caritas, i sindacati degli inquilini Sicet e Sunia, Cgil, Cisl e Uil provinciali, Auser e Anteas aderiscono alla proposta contenuta nella petizione, che si potrà firmare nelle sedi associative, e domenica 14 febbraio prossimo presso i sagrati delle chiese bustocche. Per rispondere all’emergenza abitativa che colpisce sempre più persone, in tempi di redditi reali limitati dai licenziamenti formali o fattuali (mancati rinnovi di contratti) e dal ricorso estensivo alla cassa integrazione da parte dei datori di lavoro, serve un impegno straordinario cui viene chiamato il Comune. Un’amministrazione che non è insensibile al grido di dolore che viene dalle vittime della crisi, ma per i promotori di questa iniziativa può e deve compiere uno sforzo ulteriore.

– Le richieste
Al grido "la casa prima si tutto", nella petizione si chiede che si sfrutti la grande occasione del Piano di Governo del Territorio (PGT) per prevedere aree destinate all’edificazione di case popolari (edilizia residenziale pubblica); nonchè di programmare una adeguata offerta di alloggi pubblici in locazione a prezzi contenuti, con particolare priorità per gli alloggi a canone sociale.
Fin qui la petizione, ma le richieste al Comune vanno oltre. Come ribadiscono Ezio Mostoni per Sicet, Giuseppina Santinelli per le Acli bustesi, Antonio Ciraci di Cgil , Pinuccio Graziani di Auser e Angelo Molina di Anteas, va rafforzata l’assistenza abitativa, concesso un bonus alle famiglie che hanno un’emergenza in questo ambito fondamentale e stanziato un fondo di solidarietà per gli inquilini delle case comunali. Inoltre serve un vero e proprio piano per fare fronte all’emergenza sfratti. «A fronte di una crisi grave come non si vedeva dal 1929, una situazione straordinaria richiede misure straordinarie» chiosa Ciraci.
«L’emergenza riguarda soprattutto i nuclei familiari rimasti privi di redditi da lavoro» constata Santinelli per Acli. «Con il Comune ci siamo confrontati in due tavoli tematici nell’autunno scorso, ora attendiamo la riconvocazione della commissione servizi sociali». La legge 431/1998 ha liberalizzato gli affitti, il testo della petizione le attribuisce "grave responsabilità nella situazione di emergenza ed esclusione abitativa". Eviteremo per carità di patria di insistere su chi fosse al governo in quel periodo. Ma la stessa legge, ricorda Santinelli, prevede altresì che i Comuni possano farsi garanti presso i proprietari privati di immobili in caso di emergenze ed è quello che si propone che Palazzo Gilardoni faccia, per periodi che non superino i 12-18 mesi. «Va poi rilanciato l’accordo territoriale sui canoni concordati», utilizzato per l’ultima volta nel 1999.

-Gli stranieri i più a rischio
Aler la sua parte l’ha fatta: se da un lato perseguiva la "linea dura" sulle morosità, dall’altro con il suo fondo di solidarietà ha erogato 160.000 euro fra 2008 e 2009. Il Comune di Busto Arsizio deve ancora provvedere a questo tipo di iniziativa per le case di sua proprietà e chi ci vive. C’è il fondo sostegno affitti, in massima parte regionale, e viene utilizzato, come precisa Mostoni: «nel 2009 le richieste sono state circa 500, in diminuzione rispetto al 2008 nonostante la crisi, anche perchè è stato posto il limite della residenza in città da almeno cinque anni». La regola, cara alla Lega Nord, ha frenato le richieste da parte di stranieri, che sono ben il 40% dei richiedenti, pur essendo "solo" il 7,5% della popolazione bustocca. E sull’ottantina di sfratti effettivamente eseguiti in città nel 2009, almeno il 30% riguardavano stranieri. Anche qui, a riprova della loro condizione di debolezza economica, se mai ce ne fosse bisogno –  è quella la molla dell’immigrazione. Ma le vittime della situazione sono in maggioranza italiane: giovani coppie, anziani, famiglie numerose con un unico percettore di reddito rimasto di colpo senza lavoro. «Alcuni sfrattati riescono a risistemarsi negoziando nuovi contratti con privati, ma varie famiglie finiscono smembrate, per periodo che purtroppo si prolungano» continua Mostoni. E c’è chi dorme in macchina.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Gennaio 2010
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