Scuola e carcere si incontrano per parlare di legalità
Scuola e carcere si incontrano all’Itc di Busto. È successo giovedì 14 gennaio: gli studenti hanno un incontrato alcuni operatori della Casa Circondariale di Busto e una persona detenuta
Scuola e carcere si incontrano all’Itc di Busto. È successo giovedì 14 gennaio, quando gli studenti delle classi 5CC e 5DC dell’istituto “E. Tosi” di Busto hanno un incontrato alcuni operatori della Casa Circondariale di Busto e una persona detenuta. L’iniziativa è stata organizzata nell’ambito del progetto “Cittadinanza e Costituzione”, promosso dalla professoressa Luisa Piacentini e dall’istituto stesso con la responsabile dell’area educativa Rita Gaeta e Sergio Preite, agente di rete nella stessa struttura.
Gli studenti coinvolti nel progetto hanno deciso di raccontare a Varesenews la loro esperienza che non finisce qui, ma prevede altri tappe fra cui forse anche una visita alla redazione di Mezzo Busto, il giornale del carcere di Busto.
Idee e pregiudizi? Stavolta abbiamo proprio dovuto metterli in discussione. È sicuramente questo il sentimento comune che circolava fra di noi alla fine dell’incontro con L.L., un ragazzo detenuto nella carcere di Busto, che ci ha regalato una testimonianza molto interessante, sia dal punto di vista educativo che umano.
Per questo abbiamo deciso di condividere con i lettori di Varesenews la nostra esperienza.
La mattinata, introdotta da una delle docenti che lavorano nell’istituto bustocco, è iniziata con la proiezione del cortometraggio realizzato dai detenuti “Via per Cassano 102” che racconta la vita in carcere dal punto di vista di coloro che lì vivono e lavorano. Da questo video e dalle parole degli operatori che ogni giorno si confrontano con questa realtà abbiamo compreso che in prigione non operano solo gli agenti di Polizia Penitenziaria (persone che qualcuno pretende ancora di chiamare “secondini”), ma una pluralità di figure. Naturalmente di dubbi e curiosità sulla vita quotidiana in carcere ne sono rimasti e quindi abbiamo approfittato dell’occasione per fare domande e osservazioni. «Nel momento in cui un detenuto ha bisogno di qualcosa, sia esso un oggetto o un servizio – spiega Gaeta -, può avvalersi della cosiddetta ‘domandina’, con la quale la direzione può autorizzare la sua richiesta. Tuttavia, prima che questi ottenga ciò che ha richiesto, deve attendere lunghi periodi. Infatti, l’amministrazione non può soddisfare il bisogno del singolo, ma deve attendere che altri inoltrino la stessa richiesta».
Ma è stata sicuramente la testimonianza della persona detenuta quella più incisiva. La realtà carceraria non è stata semplicemente descritta oggettivamente, ma le parole di L.L. hanno saputo trasmettere anche il lato umano della prigione, un luogo su cui la società nutre molti pregiudizi. «Il carcere – ci ha raccontato- rispecchia la società: non esiste solo il male all’interno di quelle mura. Difficilmente si trova altrove tanta solidarietà e tanta umiltà: quando un detenuto si trova in una situazione di disagio o malattia, tutta la sezione si mobilita in suo aiuto. Nonostante la struttura carceraria offra diversi percorsi e strumenti per la reintegrazione, questo risulta difficile perché spesso la società etichetta come criminali tutti coloro che hanno vissuto all’interno di una casa circondariale, rendendo pressoché impossibile l’accettazione degli ex detenuti all’interno della società». Per questo motivo L.L ha dichiarato di voler ritornare nella sua città natale dopo aver scontato la pena.
Tutti soddisfatti insomma dall’incontro, anche gli insegnanti. «L’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” ha come obiettivo quello di creare un cittadino responsabile e critico – ha affermato Piacentini. Gli interventi che stanno impegnando la nostra scuola in questo momento mirano all’acquisizione della responsabilità sociale e morale e al consolidamento dello spirito di solidarietà e di un comportamento responsabile verso gli altri».
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