L’Anpi: “Sulle Foibe pretesto per colpire l’antifascismo”

Il presidente dell’Anpi varesina Angelo Zappoli commenta l’intervento sulla Giornata del Ricordo firmato da CasaPound Varese

Il presidente dell’Anpi varesina Angelo Zappoli commenta l’intervento sulla Giornata del Ricordo firmato da CasaPound Varese
 
Leggo nell’articolo sull’iniziativa di Casa Pound che il responsabile di questo gruppo sostiene di aver “deposto una rosa per ribadire la nostra vicinanza a quei connazionali che, in due differenti momenti storici, hanno subito orribili soprusi nel nome e per conto dell’antifascismo, lo stesso che venne elevato a pietra fondante della nostra Costituzione. Come da miglior tradizione l’antifascismo di allora, al pari di quello odierno, si nutriva di un odio cieco ed irrazionale”.
Ancora una volta, invece di contribuire ad una riflessione, un pretesto per colpire l’antifascismo.
Le Foibe sono state un fenomeno drammatico che ha investito la Venezia Giulia nella transizione tra guerra e dopo guerra e che ha una specificità insieme politica e etnica. Quando parliamo delle Foibe i numeri non servono a capire fino in fondo. Da tanti anni sui numeri c’è una violenta diatriba e la ragione é evidente: se si fa una manipolazione verso l’alto e si parla di 350.000 vittime, si accredita la tesi che si è di fronte ad un genocidio nazionale, se la manipolazione é verso il basso si tende a suggerire che in quelle fosse c’erano solo fascisti colpevoli che hanno avuto la loro punizione, sia pure con metodi discutibili.
Se ci preme una ricostruzione storica avvertita, dobbiamo ammettere che siamo di fronte ad un accadimento che non è riportabile né al genocidio né alla “giusta” punizione di qualche fascista, siamo di fronte ad un fenomeno di violenza concentrata che si manifesta nel crollo di una struttura di potere e di oppressione e nel tentativo di sostituire a questo sistema oppressivo che crolla un nuovo ordine. Un trapasso cruento di potere tra regimi contrapposti ha dato luogo ad una violenza che va indagata, non dimenticando la dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche di quel regime in quei territori ai danni della allora minoranza slovena, ma anche rifuggendo dalle tesi giustificazioniste, che parlano di una sorta di furore popolare, una specie di riscatto da una lunga storia di violenze, un’imitazione delle violenze subite.
Come ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la memoria anche delle foibe, non ha nulla a che vedere e non può essere pretesto per il revisionismo storico, il revanscismo o il nazionalismo. Revanscismo e nazionalismo che da sempre sono parte dell’ideologia fascista e da sempre sono avversati dall’antifascismo.
Da antifascisti, derivando dalla lotta di liberazione una diversa idea della politica, dobbiamo leggere la storia avendo il coraggio di dire la verità, senza cercare alcun elemento di giustificazione nell’orrore che gli oppressori avevano realizzato precedentemente per giustificare gli orrori successivi e quindi rifiutandoci di misurarsi su una questione di numeri. Comparare le violenze ed i morti causati dal fascismo con quelli attribuiti alla responsabilità dell’antifascismo, non rende più forti, anzi immeschinisce e riduce la forza dirompente e alternativa dell’antifascismo stesso.
La differenza fra antifascismo e fascismo é nella visione del mondo, della società, delle donne e degli uomini: per questo se, come vorrebbe l’esponente di questa nuova formazione di destra estrema, si recide il legame con l’antifascismo si spezza il ramo cui è seduto il nostro Paese, la nostra comunità, si mette in discussione il senso del suo cammino anche per gli anni a venire. Sull’ antifascismo è fondata la nostra Repubblica e in esso si riconosce la nostra Patria e infatti la nostra Costituzione nasce dalla Resistenza e ha nell’ antifascismo le sue radici.
L’antifascismo, in Europa come in Italia, non è un optional: è un tratto comune delle democrazie del dopoguerra, che lo hanno assunto come orizzonte comune e invalicabile non solo dell’essere democratici, ma addirittura del senso di “patria”, é l’irrinunciabile orizzonte comune dell’ attuale cittadinanza democratica europea. Per questo, per noi che in esso ci riconosciamo, l’antifascismo non é una affermazione retorica, un modo per richiamare una tradizione o una storia di parte o un’arma di scomunica a seconda della provenienza e della storia dell’interlocutore, ma un valore insopprimibile, fondativo, non superabile. Come non si può considerare superata, ancorché inapplicata, quella disposizione costituzionale che "vieta la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito nazionale fascista".
Sicuramente sull’antifascismo e dagli antifascisti é stato commesso un errore, restringendolo all’interno del dibattito politico, facendone un uso a fini politici che ha fatto male allo stesso antifascismo e che adesso ne impone un’opera di “liberazione” dai confini della polemica politica, in cui vorrebbero confinarlo quelli che si rifiutano di essere antifascisti.
Antifascismo come religione civile, come strumento di analisi e trasmissione di valori e memoria, come mezzo per sconfiggere l’inganno del revisionismo storico.
Qui siamo collocati e da qui partiamo e questa collocazione, che è fondamentale ancora nella lotta politica e culturale nel nostro Paese, deve aiutarci a progettare il futuro.
Anche per chi pare ancora rivolto al passato.
 
ANPI Sezione Varese        
Il Presidente
Angelo Zappoli

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Febbraio 2010
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