Orsi: «Utilizzare le risorse dello scudo fiscale per la ripresa»

Il presidente di CNA Varese, dopo le dichiarazioni sui capitali rientrati in Italia attraverso il provvedimento, lancia la proposta

Nei giorni scorsi la Banca d’Italia ha diffuso i dati dei proventi arrivati nelle casse dello Stato dallo scudo fiscale. L’obiettivo preventivato è stato sostanzialmente raggiunto, per cui appare opportuno ragionare dell’utilizzo delle risorse incamerate, muovendo dalla considerazione che per fare ripartire la nostra economia non basta ricorrere a provvedimenti tampone che rischiano di dare solo un temporaneo sollievo ad alcuni operatori, ma sono necessarie politiche in grado di generare le condizioni per una duratura ripresa della domanda.

La C.N.A. ritiene, infatti, che la possibile frammentazione delle risorse disponibili in micro interventi, volti ad accontentare le diverse categorie economiche e i singoli settori industriali, non risponda ad un disegno strategico. E questo non certo perché le micro, piccole e medie imprese non abbiano risentito della crisi e non necessitino di misure di sostegno, ma perché è arrivato il momento di guardare oltre l’immediato e di mettere in atto manovre destinate a creare uno sviluppo duraturo.

E’ tempo ed ora, in altre parole, di uscire dalla logica delle emergenze da tamponare e provare a dar vita a una nuova politica industriale.

 

Se lo giudichiamo in retrospettiva, emerge che Il 2009 è stato l’anno della difesa e della resistenza, l’anno in cui l’azione pubblica, di pari passo con la strategia messa in atto dalle imprese, ha puntato a contenere gli impatti della crisi sul sistema bancario, sulle imprese e sui lavoratori con l’obiettivo di assicurare la continuità. Le misure a sostegno della domanda pubblica e privata, però, sono state poche e scarsamente efficaci.

Le piccole imprese hanno resistito caparbiamente rifuggendo dalla facile soluzione di scaricare sui dipendenti il prezzo delle difficoltà.

Ma ognuno ha reagito con gli strumenti di cui disponeva sul piano individuale, utilizzando risposte di carattere ordinario per fronteggiare una situazione assolutamente straordinaria.

 

Non è pensabile affrontare anche il 2010 con gli stessi mezzi. L’anno in corso deve essere utilizzato per organizzare la reazione e per tentare un reale riposizionamento competitivo, che potrà essere ottenuto solo uscendo dalla trincea e ritornando al mercato e sul mercato.

In questa logica diventa indispensabile una politica economica coerente con l’obiettivo di mantenere l’Italia al passo con i Paesi più avanzati.

Attualmente manca una linea di indirizzo strategico nazionale, cosicché lo sviluppo è affidato all’intuito ed all’iniziativa dei singoli imprenditori, certamente una grande risorsa ma non più sufficiente, in questa fase, per districarsi nelle situazioni nuovi e diverse che globalizzazione prima e crisi poi hanno generato. Servirebbe, quindi, un’assunzione di responsabilità politica nel definire il modello di sviluppo del Paese per il prossimo decennio: un progetto che, tenendo conto dell’evoluzione delle economie mondiali, sappia valorizzare i nostri punti di forza trasformandoli in chiavi di sviluppo per il futuro.

Per fare degli esempi concreti, riteniamo che il turismo, i prodotti veri del vero Made in Italy, le produzioni industriali di alta qualità, la qualificazione e la riqualificazione del patrimonio edilizio possano rappresentare armi vincenti sulle quali sia opportuno investire.

Puntare sul turismo significa migliorare la qualità della capacità ricettiva, della mobilità e dell’offerta dei servizi connessi, lavorare al recupero dei centri storici, alla manutenzione del patrimonio artistico, monumentale e culturale, ma anche tutelare l’ambiente ed il territorio. Valorizzare lo stile di vita italiano significa vendere cibo, moda e abitare, realizzando prodotti dell’agroindustriale, del tessile-abbigliamento-calzature, del mobile e arredi capaci di coniugare il design ed i migliori standard qualitativi mutuati dalla grande tradizione italiana. Scommettere sul rilancio delle produzioni industriali di qualità significa rilanciare e valorizzare il grande patrimonio rappresentato dalla nostra tradizione manifatturiera, situandolo in una fascia di mercato dove non sia il costo a fare la differenza.

E’ su questi presupposti che potrebbe essere avviata la ripresa : serve un progetto di ampio respiro ed adeguatamente articolato, che goda della più estesa condivisione sociale, su cui concentrare risorse e far convergere le responsabilità dei differenti livelli istituzionali.

La CNA è pronta e disponibile a fare la parte che le compete.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Febbraio 2010
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