Per la presidenza dell’Arci è lotta a due
Congresso provinciale con molte tensioni. Il presidente uscente Giuseppe Musolino in carica da 26 anni se la vedrà con Giulio Rossini di Filmstudio90. Eletto il nuovo consiglio direttivo
In Lombardia c’è qualcuno che è rimasto in carica più di Formigoni? Sì e (con le dovute proporzioni) si chiama Giuseppe Musolino, presidente dell’Arci provinciale dal 1984. Dopo ventisei anni, di leadership incontrastata e legittima, è venuto anche per lui il momento di cedere il passo. Intorno a questo avvicendamento “epocale” si è giocato l’intero congresso provinciale dell’Arci, che ha avuto momenti di tensione prima e durante i lavori congressuali, superati anche grazie alla mediazione di Luigi Lusenti mandato in missione dal comitato regionale per coordinare l’assemblea.
Musolino si è detto d’accordo sul cambiamento, ciò che non condivide è il metodo. «Io non ho una poltrona da difendere – spiega il presidente uscente –. Il problema sta nel modo e nei termini in cui si procede al ricambio. Non c’è stata condivisione e non ci sono nemmeno le condizioni per andare a quel ricambio necessario e indispensabile. Io voglio farlo bene in modo che sia utile all’associazione, senza lacerazioni». Tradotto, significa: «io non me ne vado».
Di fatto le lacerazioni ci sono già state e sono profonde. Mauro Sabbadini (in primo piano nella foto, durante l’intervento di Musolino), fino a ieri il candidato naturale alla successione, oggi è in palese conflitto con Musolino. Sarà delegato al congresso regionale e nazionale, ma non farà il presidente dell’Arci varesina. I due non si ascoltano, a volte si sovrappongono negli interventi. Guardarsi negli occhi? Nemmeno a parlarne. «Io ho fatto un passo indietro – dice Sabbadini – per stemperare le tensioni e infatti non sono più candidato. Nessuno vuole una rottura, ma Musolino deve capire che c’è una sostanziale maggioranza che vuole il cambiamento ecco perché abbiamo proposto la candidatura di una figura di garanzia».
Questa figura è Giulio Rossini. Anima della Filmstudio90, in provincia di Varese per chi ama il cinema è una sorta di istituzione. Da decenni organizza “Esterno Notte”, rassegna cinematografica all’aperto, e “Un posto nel mondo”, oltre a festival jazz e incontri culturali.
«Io in quest’ottica di scontro non mi ci ritrovo, anche se ritengo necessario il cambiamento – dice Rossini –. Beppe Musolino in questi anni ha fatto moltissimo e per questo lo ringraziamo, ma a Varese c’è ancora molto da fare. In un movimento popolare, nel terzo millennio, l’Arci avrebbe tante cose da dire perché il suo è un radicamento popolare. Occorre, dunque, ripartire dai quindici circoli presenti in provincia perché siamo indietro nel loro coordinamento e nella comunicazione, e per creare una vera rete bisogna utilizzare strumenti nuovi, come i social network».
I 47 delegati presenti in sala partecipano alla discussione e si dividono sulle candidature, anche se la nomina del successore o la riconferma dell”ex presidente spetta al consiglio direttivo appena nominato, con non poche tensioni e cambiamenti in corsa. Nella saletta del Teatro Apollonio si votano anche le modifiche allo statuto. Musolino precisa che ha fatto la proposta di non rielezione alla presidenza oltre due mandati. Dal fondo della sala una delegata chiede «è retroattiva?». Una battuta che il presidente fa fatica a mandare giù. Lascia per un attimo il microfono. Sorride amaro e ricomincia, tra gli sbuffi e il mormorio dei congressisti.
Il tramonto sulla città è iniziato da un pezzo, anche se le tende chiuse del teatro non lasciano filtrare nulla dall’esterno.
Questo è solo l’inizio.
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