Convenzione Accam, emendamenti o rinvio mascherato?

La maggioranza presenta alcune modifiche alla convenzione: differenziata al 64% entro il 2015 o sanzioni ai Comuni, uno studio sui modelli alternativi di smaltimento (da valutare... nel 2020), un tavolo di controllo bipartisan. per nulla convinte le minoranze

Prosegue vivace il confronto sulla convenzione Accam in commissione ambiente. I consiglieri comunali, inclusi molti che tecnicamente della commissione non fanno parte, si sono incontrati oggi per discutere di alcuni emendamenti al testo voluti dalla maggioranza (Lega e PdL), e che in parte riprendono la proposta lanciata da Checco Lattuada qualche settimana fa. Si è tornato a confrontarsi ad elezioni passate, come aveva voluto la Lega finoa  costringere al rinvio della discussione del bilancio di previsione 2010.

Il succo delle modifiche previste consiste in un potenziamento della raccolta differenziata al 64% entro il 2015 per i Comuni soci e conferenti, con sanzioni fino (fino) al divieto di conferimento all’inceneritore per chi non si adegua; in uno studio da intraprendere "da subito" per valutare le politiche alternative all’incenerimento, in testa, ma non unica, quella del modello Vedelago, che pure gli emendamenti non citano esplicitamente, e muoversi nella direzione di fare di Accam un’agenzia ambientale; un tavolo di lavoro che funga da commissione di controllo, formato da tre consiglieri di maggioranza e due di minoranza.

Si fa notare anche che come da direttive UE, prevenzione, riuso e riciclaggio in materia di rifiuti sono sempre preferibili alla cosidetta "termovalorizzazione" (termine esistente unicamente in italiano, per indicare l’incenerimento con produzione di energia elettrica). Quanto allo studio sopra citato, dovrebbe anche individuare i siti atti ad ospitare gli impianti che costituiranno la futura risposta al problema dello smaltimento dei rifiuti. Si legge nell’emendamento corrispondente che "nell’anno 2020 le parti si incontreranno per valutare le soluzioni di cui anzi". Il tavolo di lavoro, invece, dovrà valutare alla fine del 2015 il rispetto da parte di Accam di tutte le condizioni del contratto (o convenzioni): in tale occasione il tavolo verrà integrato da un componente designato da Accam stessa.

Le modifiche convincono Lattuada, estensore di una prima proposta di cambiamento della convenzione che citavamo. «O cominciamo così» sostiene «a portarci avanti, o entrando altri Comuni nel bacino di conferimento (Cislaghi, gruppo misto, ricordava che da anni già accade che i rifiuti non sempre vengano solo da quelli, per il cosiddetto "mutuo soccorso" fra enti locali), ben difficilmente quella data del 2025 segnerà la fine dell’inceneritore. Dobbiamo porre le condizioni, prima, perchè ciò sia possibile».
Per nulla convinte le opposizioni, per cui si tratta essenzialmente di un rinvio mascherato. E convinto così così anche qualche componente di maggioranza. Cornacchia (PdL), sempre puntiglioso, da buon avvocato, avverte che vi sono questioni chiave di natura giuridica da chiarire: «Accam deve modificare il suo statuto per poter cncedere l’ipoteca sulla struttura alle banche, e prima ancora ci troveremmo a cedere il diritto di superficie alla società (perchè questa possa ipotecarlo alle banche ndr) senza che questa mai ce l’abbia formalmente chiesto…»
«Troppi se e troppi ma, roba già sentita, impegni che non saranno mantenuti» e intanto si fissano date remote e si continua a rinviare: «prendetevi una buona volta le vostre responsabilità» la posizione di Valerio Mariani, capogruppo del PD, rivolto alla maggioranza. Il collega di partito Alberto Grandi rincarava la dose: «Non conteremo più nulla con questa convenzione. Votando questa roba» sventolava il testo «accettate la posizione della provincia di Varese, che già dal 1992 identifica Busto come la zona di fatto "a vocazione rifiuti", raccomandando di usare gli impianti di smaltimento esistenti visto che crearne altri è quasi impossibile».
Corrado (Rifondazione) si chiede invece se, crescendo la raccolta differenziata, diminuiranno i rifiuti che Accam brucia. La risposta è ovviamente no. L’impianto è lì per smaltire rifiuti e produrre energia: ha fame di rifiuti e continuerà a riceverli: per ora fino al 2025, poi si vedrà.

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Pubblicato il 30 Marzo 2010
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