Mario Pirovano reinterpreta Mistero Buffo
Conobbe Dario Fo quasi tren'tanni fa e oggi è uno dei pochi in grado di interpretare i suoi spettacoli senza imitarlo: sarà in scena al Condominio venerdì 5 marzo
Un suo punto di forza, l’ha detto anche Fo, è quello di – scusate le assonanze – “fare” Fo senza “fare” Fo.
Scrive infatti il premio Nobel su Mario Pirovano: «Personalmente ho assistito a una sua esibizione nell’Università di Firenze, facoltà di lettere. L’ho trovato eccezionale. Soprattutto non mi faceva il verso, non mi imitava. Dimostrava una propria carica del tutto personale, una grinta di fabulatore di grande talento».
E lui, Mario Pirovano, che sarà protagonista venerdì 5 marzo alle 21.00 al teatro Condominio Vittorio Gassman con “Mistero Buffo” all’interno della stagione della Fondazione Culturale e del festival di filosofia “Filosofarti”, nonché nella rete di Sipari Uniti (biglietti in prevendita a 20, 23 e 25 euro, per informazioni: 0331.784140), sottolinea: «Penso che tentare di imitare Fo, così come un grande autore di teatro, significhi l’impoverimento del testo oltre che della tua natura d’attore, perché l’imitazione ti autodistrugge, mentre non puoi limitarti, soprattutto quando porti in scena testi di grande attualità come sono quelli di Fo».
L’incontro con la coppia Fo-Rame, per Mario Pirovano, avviene nel 1983 a Londra. Lui, Pirovano, aveva 33 anni e nella capitale inglese viveva da dieci anni. Il suo primo incontro con la coppia è anche il suo primo incontro con il teatro. «È stato un caso – spiega Pirovano – Dario Fo e Franca Rame sono entrati per caso nella mia esistenza. Ero andato a vedere “Mistero Buffo” a Londra e ho riso ininterrottamente per due ore. Io, che fino a quel momento avevo pensato che il teatro fosse una noia mortale, mi sono trovato a tornare a vedere quello spettacolo anche la sera successiva, e quella dopo ancora, e ancora, fino a quando ho conosciuto Franca e Dario e alla fine mi hanno invitato a tornare in Italia con loro. Il nostro è stato un innamoramento collettivo, io sono rimasto affascinato dal loro modo di essere, dalla loro generosità. E anche se mai avrei pensato di recitare Fo, ora credo che per ripagarli di tutto l’affetto che mi hanno dato non c’è cosa migliore che portare la loro opera in tutto il mondo».
Come sta accadendo a Pirovano da quando, nel 1991, ha recitato per la prima volta il monologo “Mistero Buffo” e nel ’99 ha portato in scena il testo di Fo, con regia dello stesso, “Johan Padan a la Descoverta de le Americhe”, e poi “Lo Santo Jullare Francesco”. Non solo in italiano, ma anche in spagnolo, inglese (di questa traduzione Pirovano si è occupato in prima persona).
Ha recitato non solo nei teatri, ma anche nelle piazze, nei centri sociali. «Mi ricordo quindici anni fa al centro sociale di Ostia – racconta -, una settimana indimenticabile, sullo stile e l’idea di quello che è per Dario il teatro popolare. Il rapporto umano di solidarietà che nasce in un luogo così diverso da un teatro, in una realtà che è anche di emarginazione dà una grande soddisfazione. Così come accade in molti contesti particolari. Perché non si può ricondurre tutto solo al mero aspetto economico…».
E di inviti in realtà particolari, Mario Pirovano, per portare anche e soprattutto all’estero l’opera di Fo, ne ha avuti e ne ha ancora: da una cappella inglese davanti a tanti anziani a cui un gruppo di suore aveva raccontato lo spettacolo visto alcune settimane prima, alla Palestina. Fino a Nairobi, alla città dei bimbi abbandonati dove padre Kizito ha sostituito Alex Zanotelli e dove Pirovano sarà il prossimo ottobre attraverso l’Istituto Italiano di Cultura. Senza dimenticare un altro lusinghiero invito, in fase di valutazione, arrivato dall’Università di Islamabad.
Con una grande capacità. Quella di «riuscire sempre ad attualizzare» i messaggi contenuti nell’opera di Fo. Come lo stesso “Mistero Buffo”, che a quarant’anni dalla sua nascita rappresenta ancora «la possibilità di confrontarsi con i propri pregiudizi».
Quattro le giullarate che Mario Pirovano propone e proporrà anche a Gallarate: “La fame dello Zanni” che racconta la storia di una fame atavica attraverso sproloqui e contorsioni da funambolo, “La Resurrezione di Lazzaro”, descrizione parodistica del miracolo più popolare del Nuovo Testamento vissuto come grande happening del tempo, “Il Primo Miracolo di Gesù Bambino”, poetico racconto tratto dai Vangeli apocrifi che descrive come il piccolo Jesus, che fa volare gli uccellini di argilla fatti dai compagni, reagisce alle prepotenze di chi glieli distrugge, e “Bonifacio VIII”, che ci presenta il Pontefice prima nella magnificenza della sua vestizione e poi nel suo incontro-scontro con Gesù, classico anacronismo medievale teso a sottolineare l’immensa differenza tra i due. Sempre con la capacità di attualizzazione.
E allora, l’invito è quello di andare a vedere questo “Mistero Buffo” di Mario Pirovano.
«Venite – conclude Pirovano – e vi divertirete come dei matti. Ma, soprattutto, sono certo che vi accadrà quello che è accaduto a me quando l’ho visto per la prima volta: vi si apriranno tanti file nel cervello. E sarà un modo per riscoprire un antichissimo testo della nostra cultura: io sono stato trasportato nel mondo della mia infanzia, nella storia dei miei padri. Nella nostra cultura, appunto. Ricordandoci che un popolo senza cultura può solo fare lo schiavo».
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