“Via Gaggio viva!”: in marcia contro la terza pista

Nei boschi del Ticino si ritrovano per chiedere di salvare il territorio di Lonate dalla grande espansione di Malpensa. Marciano insieme l'opposizione di centrosinistra e il sindaco

La giornata grigia e la pioggia leggera che cadeva sui boschi non ha scoraggiato gli innamorati di via Gaggio. «Ruspe e motoseghe non si fermerebbero certo davanti ad una nuvola», scherzavano nei giorni scorsi gli organizzatori, riferendosi al fosco scenario della costruzione della terza pista. Il tempo inclemente non li ha aiutati, ma il gruppo che alle 11 del mattino è partito dal parcheggio nella periferia di Lonate si è dimostrato, alla fine, numeroso e variegato. I lonatesi accompagnavano i milanesi “in trasferta” che per la prima volta vedevano i boschi del Ticino, i consiglieri comunali d’opposizione – i Democratici Uniti al gran completo – camminavano a pochi passi dal sindaco Piergiulio Gelosa, accompagnato dall’assessore all’ambiente Giorgio Simontacchi.
 
Ambrogio Milani è un uomo un po’ burbero, di poche parole, dirette. Lo chiamano “il papà della via Gaggio”, perché è stato lui, quasi da solo, a dare il via al recupero della strada, quando a inizio anni Novanta i militari se ne andarono e la brughiera e i boschi ritornarono ad essere accessibili. Domenica ha guidato il gruppo lungo la storica strada e ha chiesto parole chiare in difesa dell’area del Gaggio: una sosta ai cippi di pietra e una davanti al piccolo museo dedicato alla memoria dell’aeroporto militare, battezzato da D’Annunzio “Campo della Promessa”. La natura qui si è quasi mangiata le opere delle piste d’aviazione di ieri. Ma oggi l’intera area è minacciata da un’altra pista, la terza che SEA vorrebbe realizzare qui: l’intera area, recuperata e mantenuta a fatica dai volontari, verrebbe cancellata, recintata, resa inaccessibile. A ovest, quasi a ridosso della valle del Ticino, la pista vera e propria. A est, verso l’abitato di Lonate, un gigantesco centro logistico. «Grande almeno quattro volte quello realizzato nell’ex cava della Maggia e dotato di una stazione ferroviaria merci interna» spiega Walter Girardi, consigliere comunale di minoranza. È stato lui a fermare il gruppo di circa centocinquanta persone, quasi ai margini del bosco, a poche centinaia di metri dalla superstrada 336: ha aperto una grande mappa e ha spiegato che proprio lì sorgerà la terza pista.

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Gli amministratori locali, di maggioranza e di opposizione, c’erano. La politica, invece no. Nel senso che la "camminata" non ha avuto nessuna connotazione partitica. Un ritrovo Lonate Pozzolo si mobilita contro la terza pista«organizzato da semplici cittadini», l’ha definito Roberto Vielmi, il lonatese che lanciando i suoi video su Youtube ha dato il via a questo esperimento di dialogo e di sensibilizzazione. E in qualche modo gli organizzatori ci sono riusciti, portando a marciare insieme i consiglieri del centrosinistra e il sindaco Piergiulio Gelosa (PdL), Il primo cittadino lonatese ha fatto un lungo intervento, criticando le scelte fatte in passato dal gestore aeroportuale, ma anche dai vertici della Regione: «Il progetto originale di Malpensa è errato, non consente di sfruttare pienamente le due piste. Non si vuole però ammettere l’errore e si cerca di rimediare con un altro errore, la terza pista» ha spiegato con parole franche Via Gaggio, nei boschi del Ticino la storia dell'aeronauticaGelosa. Che è preoccupato, da sindaco, dello scippo del territorio che si avrebbe con la terza pista, con un’ampia area sottratta al Comune: Lonate non avrebbe più voce in capitolo sulle scelte da fare e perderebbe gli intoriti economici sulle attività che si vogliono inserire all’interno dell’area aeroportuale.
«Dobbiamo attendere di conoscere la normativa e poi combatterla e contrastarla» ha concluso il sindaco. Mentre l’opposizione chiede un impegno immediato, per contrastare la terza pista da subito.
Di certo la partita – è chiaro – non si gioca qui: gli interessi che ruotano intorno all’ampliamento dell’aeroporto sono ben più grandi, le vere decisioni si prendono a Milano. Dai boschi sopra la valle del Ticino però arriva una voce unica, che chiede che via Gaggio viva e con essa l’intero territorio e le persone che ci vivono.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Marzo 2010
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