Auto del sindaco bruciata, in aula un teste: minacciato, non sporse querela
In tribunale ha testimoniato un agente immobiliare coinvolto in una "animata discussione" con Ignazio D'Albano nei giorni in cui questi avrebbe dato fuoco all'auto del sindaco Farioli posteggiata davanti al suo bar
È proseguito stamane presso il tribunale di Busto Arsizio il processo con il rito del giudizio immediato in corso ormai da un anno a carico di Ignazio D’Albano, il 50enne accusato d’aver dato fuoco (video) alla BMW del sindaco Gigi Farioli nell’ottobre del 2008, in piazza Noè a Sacconago, mentre il primo cittadino assisteva alla messa di insediamento del nuovo parroco, don Giulio.
L’udienza odierna ha visto testimoniare di fronte al giudice Luisa Bovitutti una persona non direttamente legata all’accaduto. La testimonianza aveva semmai, per l’accusa, valore di ulteriore prova a carico riguardo agli istinti aggressivi dell’imputato, che ha alle spalle una vita difficile e vari precedenti, ed è legata ad una seconda accusa che grava sull’imputato, quella di minacce.
Infatti il D’Albano proprio in quei giorni aveva ricevuto la visita di un agente immobiliare, il testimone odierno, incaricato di trovare acquirenti per il Lory’s Bar che D’Albano gestiva. Benchè non avesse trovato ancora un acquirente, questa la posizione della difesa, l’agente voleva essere pagato: l’imputato lo avrebbe pertanto energicamente invitato ad andarsene, non tanto di "guarda che chiamo i carabinieri", per poi rendersi più convincente brandendo prima un cutter, poi una mazzetta di metallo. Il teste pensò bene che fosse salutare rifugiarsi in auto e ripartire, e così fece sotto l’occhio attento della telecamera di sorveglianza di piazza Noè, dai cui filmati l’episodio sarebbe confermato. Il fatto fu poi riferito dal D’Albano alla moglie anche via telefono, e rispunta nelle intercettazioni che furono compiute sulla sua utenza. Nonostante l’accaduto, il teste odierno non sporse querela di parte.
In aula stamane D’Albano, che trascorse tre mesi in carcere dopo l’arresto e al momento non ha più obblighi derivanti dalle misure cautelari, era difeso come sempre dall’avvocato Edoardo Polerà. L’accusa di minacce era stata formalizzata in sede di convalida dell’arresto, mentre non compariva ancora sulla richiesta di custodia cautelare.
Le intercettazioni risalivano alla settimana fra l’incendio dell’auto del sindaco e l’arresto dell’imputato – gli inquirenti procedettero con la massima cautela per poter escludere l’ipotesi che il gesto fosse stato compiuto "su commissione".
Le prossime udienze si terranno il 10 maggio alle ore 11,30, quando sarà sentito D’Albano stesso, con la moglie quale teste a discarico; per la discussione l’appuntamento è il 24 maggio prossimo alle 12,45.
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