Giù le conifere, Legambiente: “Attila è bustocco”

Dopo alcuni abbattimenti di alberi dietro il cimitero e quello di un grosso abete a Sant'Anna insorge l'associazione ambientalista

"Attila è bustocco". Attila: A come Abbattimento, doppia T come Tronco e Taglio, I come Irreversibile, L come Legno, A come Adesso basta. Sinonimo di devastazione e massacro, il nome del grande condottiero unno è stato scelto dagli ambientalisti a simbolo dei "misfatti" contro la civile convivenza fra l’uomo e la natura. A denunciare le perdite del patrimonio arboreo cittadino di Busto Arsizio è il locale circolo di Legambiente, dopo aver visto sparire sotto le motoseghe alcune alberature cittadine negli anni scorsi – noti i casi di via Marco Polo, via Valle Olona, viale Borri, giustificati con l’età e lo stato di salute delle piante abbattute, sostituite con alberelli non sempre attecchiti. Ora si vanno ad aggiungere episodi "minori" e recenti a carico di conifere, in zona cimitero e a Sant’Anna, che il Cigno Verde, non c’è bisogno di dirlo, deplora.
Sulla via per Samarate una dozzina di essenze, Abete rosso e Tasso baccato, riferisce l’associazione, sono state abbattute presso la radura dell’ingresso laterale dei cimiteri cittadini. Si trattava di alberi di varie misure, dai venti ai cinquanta cm di diametro: piante adulte e abbastanza grosse. L’abbattimento, avvenuto poche settimane fa, è stato selettivo, risparmiando alcune essenze, ma "salvo prove contrarie, i ceppi dimostrano la buona salute dei tronchi" scrive il circolo presieduto da Andrea Barcucci. "Proprio perché siamo in una zona verde, grande alcune centinaia di metri quadrati lungo Via per Samarate, sorge spontaneo immaginarla come area per la circolazione di pedoni e biciclette, verso la chiesa di Madonna Regina. Per ora, lanciamo solo il grido di dolore per molte piante sane abbattute senza colpa".
Nel rione di Sant’Anna, poi, presso la sede dell’INPS è stata posta fine all’esistenza di un abete rosso con mezzo secolo di vita e un diametro di oltre settanta centimetri. "Un albero così vale migliaia di euro, quasi diecimila; tanto valore lo si deve al peso del legno, all’imponente massa vegetale e agli anni della sua età. Sembra che la sua unica colpa sia stata quella di ostruire lo stretto marciapiede, al confine tra l’Inps e la chiesa parrocchiale". Succede spesso che alberi piantati con le migliori intenzioni decenni prima scalzino interi marciapiedi con le potenti radici. "E’ davvero tragico perdere un simile monumento naturale, con la certezza che non tornerà mai più. Sarebbe bastato allargare il marciapiede e spostare la recinzione per consentire all’abete di vivere e prosperare per almeno un altro secolo. Queste piante sono rifugio di molti uccelli, mentre offrono generosamente a tutto il quartiere il refrigerio che decine di condizionatori producono, ma senza consumare un chilowattora e in più profumando l’ambiente con le resine odorose. Quanto ancora dobbiamo sopportare di tragico in questo comune, dove si vive alla giornata senza un Piano del Verde comunale? Quanti alberi saranno ancora sacrificati per le esigenze dei pubblici uffici ? Alle volte ci si vergogna di quello che succede, senza soluzione di continuità".

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Busto, addio conifere 4 di 5

E ci sovviene che quando, una dozzina d’anni fa, Legambiente Busto Arsizio istituì un "premio al contrario" (il premio Attila appunto) per inquinatori e autori di scelte "scellerate" in materia ambientale, qualcuno, facile Cassandra, aveva proposto fra le risate generali di chiamarlo "Premio Segambiente".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Aprile 2010
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