Ordinanza antialcol, la precisazione di Cazzola

Dopo il dibattito degli scorsi giorni sulle multe comminate a sei stranieri, l'assessore alla sicurezza chiarisce le modalità di applicazione dell'ordinanza

Dopo il dibattito degli scorsi giorni sulle multe comminate a sei stranieri, l’assessore alla sicurezza chiarisce le modalità di applicazione dell’ordinanza

Il recente intervento della Polizia Locale che ha portato a sanzionare sei cittadini stranieri, in applicazione dell’ordinanza sul consumo di bevande alcoliche in luoghi pubblici, ha suscitato un vivace dibattito e ha portato a una comunicazione, nell’ultima assemblea civica, da parte della consigliera Cinzia Colombo. L’esponente della Sinistra, in particolare, ha raccontato di avere passeggiato per le vie di Gallarate con una bottiglia di birra aperta fra le mani, in realtà riempita d’acqua, e di non essere stata multata da alcun agente delle forze dell’ordine, fatto che dimostrerebbe una volontà punitiva nei confronti degli extracomunitari che frequentano la città, mentre gli italiani verrebbero lasciati liberi di fare ciò che vogliono. Sento il dovere, a questo punto, di chiarire princìpi di ordine generale, di richiamare contenuti e ragioni dell’ordinanza e di ribadire alcune precisazioni sul fatto specifico.

 Innanzitutto sono convinto che l’integrazione degli stranieri debba obbligatoriamente passare attraverso il rispetto delle regole e che una condotta conforme alle norme sia uno strumento attraverso il quale gli stessi cittadini extracomunitari possono guadagnare considerazione e vincere eventuali diffidenze. Concedere deroghe al rispetto della legalità sulla base dell’appartenenza etnica sarebbe davvero un segno di scarsa considerazione nei confronti delle minoranze e delle comunità di stranieri, evidentemente ritenute incapaci di uniformare la loro condotta a quella dei cittadini italiani.

 Preferisco non commentare il gesto provocatorio messo in atto dalla consigliera Colombo, sottolineo, però, che nessuno, in relazione alle sanzioni applicate sulla base dell’ordinanza, ha mai parlato di una questione di sicurezza nazionale, espressione utilizzata nell’intervento in Consiglio Comunale. Le misure prese per contrastare l’uso e l’abuso di alcol nelle vie cittadine sono, invece, volte ad affrontare un malcostume che peggiora la qualità della vita dei gallaratesi e che dagli stessi gallaratesi è stato più volte segnalato all’Amministrazione. In effetti, non si tratta semplicemente di comminare multe a chi passeggia con una bottiglia di birra, ma di evitare che le strade si trasformino in abbeveratoi a cielo aperto, con tutto ciò che ne consegue sul piano del degrado urbano: schiamazzi, disturbo della quiete, abbandono di rifiuti, muri utilizzati come latrine.

 Sottolineo una volta di più, dunque, che le recenti sanzioni hanno colpito persone che stavano insozzando la pubblica via e che non si limitavano a sorseggiare da una bottiglia, ma attingevano a intere casse di birra. Aggiungo che, nella fattispecie, i multati erano extracomunitari, ma l’ordinanza punisce i comportamenti scorretti, non l’appartenenza etnica. Per questo, da quando la norma è entrata in vigore, sono stati sanzionati cittadini stranieri e italiani (questi ultimi sono circa un terzo del totale). Del resto, l’idea che la Polizia Locale e, in generale, le forze dell’ordine improntino la loro condotta a un atteggiamento punitivo nei confronti di questa o quella minoranza mi sembra si commenti da sola. Ricordo, poi, che all’entrata in vigore della misura l’Amministrazione comunale e la Polizia Locale si impegnarono in una campagna, non dovuta, che portò alla distribuzione in tutta Gallarate di materiale informativo in diverse lingue, proprio allo scopo di raggiungere e aggiornare anche gli stranieri.

 Quanto all’osservazione della consigliera Colombo sulle difficoltà economiche che persone presumibilmente poco abbienti possono incontrare nel pagare le multe, mi permetto di notare che se il principio “dell’occhio di riguardo” fosse valido, sarebbe estendibile. Se un reato, dunque, fosse commesso da un cittadino, per così dire, male in arnese, non bisognerebbe punirlo come se fosse messo in atto da qualcun altro, in fondo a compierlo è pur sempre un povero. Noto, poi, che il Decreto Maroni intelligentemente permette ai sindaci di commisurare il peso delle sanzioni a livello locale sulla base delle esigenze avvertite sul territorio e che, per quanto riportato nelle prime righe, il problema del consumo di alcol sul suolo pubblico, al di fuori di esercizi come i bar che sono sottoposti a precisa regolamentazione, a Gallarate è sensibilmente avvertito. Con tutte le conseguenze che l’abuso di sostanze alteranti può provocare, per esempio quando ci si mette alla guida. In effetti, in passato è emerso in modo inequivocabile che molte persone sanzionate perché inottemperanti all’ordinanza erano in procinto di mettersi al volante. Da questo punto di vista, il documento si carica anche di una valenza preventiva, dato che, fra i suoi scopi, c’è quello di arginare una degenerazione del bere che porta all’ubriachezza e a comportamenti punibili con l’arresto.

 Vorrei concludere questo mio intervento con una rassicurazione alla consigliera Colombo. Dubito che, durante la sua passeggiata con bottiglia al seguito, l’esponente della Sinistra abbia disturbato la quiete e trasformato i luoghi del suo passaggio in discarica per vetri e lattine. Per questo, e non grazie alla sua carta d’identità o al suo passaporto, gli agenti che può avere incrociato non sono intervenuti. L’esperimento, dunque, dovrebbe risultare tranquillizzante: l’ordinanza viene applicata con moderazione e buon senso. 
 
 Paolo Cazzola
 Assessore alla Sicurezza
 Comune di Gallarate

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Aprile 2010
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