Amore, morte e politica a Parigi: “Chi dà il nome agli uragani”

È un giallo ironico, contorto e brioso in una Ville Lumière sentimentale e misteriosa l'opera seconda della giornalista e scrittrice Laura Campiglio

Con "Chi dà il nome agli uragani" è per la seconda volta con l’editore Dario Flaccovio che la giornalista de "La Provincia" Laura Campiglio si cimenta in un romanzo. Buon riscontro quello ottenuto con la sua opera prima, "Invece Linda", che ebbe l’onore di una prefazione di Andrea G. Pinketts. Cui la nostra, ormai qualche annetto fa, si era presentata così, via sms: "Bella presenza, pessimo carattere, offresi per vivace scambio di opinioni".
Basti per dare l’idea di una che sa farsi strada con impudente classe.
Del resto, che dire di una che inizia un romanzo con la protagonista che si sfila gli slip per gettarli in faccia a un direttore di giornale che stava per assumerla (alle sue condizioni…), prima di prendere un aereo per Parigi gettando il cellulare nel cestino? Nel romanzo non mancano le quattro s del giornalismo: c’è sesso, c’è sangue, c’è lo scandalo e ci sono, gratta gratta, i soldi. Ma ci sono anche ribaltamenti, agnizioni, colpi di scena e… "colpi di spazzola", con uno stile che mentre fa spudorate fusa al lettore, possibilmente sprofondato tra morbidi guanciali (ma anche la sdraio con ombrellone e bibita gelata d’ordinanza è consigliata) sfodera gli unghioli con notazioni ironiche e brillanti. Un romanzo che è incasinato come la vita, e ambisce (riuscendoci?) ad essere affascinante come la Parigi evocata a teatro della vicenda.

Tema portante nel libro è la fuga da se stessi e dal destino: quella della protagonista, Linda Bastiglia, la stessa del romanzo d’esordio – un alter ego avventuroso, casinista ed egocentrico dell’autrice. Ma non solo la sua. C’è poi anche un’altra "fuga", quella dal presente, con i mantra sessantottini di una politica ormai defunta che fanno capolino come filo conduttore dei personaggi, vedi un maturo reduce di quei formidabili anni… che si rivelerà formidabile soprattutto sotto le coperte.
Se vi è contrasto nella vicenda, è fra chi accetta il suo ruolo e la sua identità e chi no, cercandoli  fra i corridoi della Sorbona okkupata da velleitari "rivoluzionari", o nel metrò di Parigi dove un misterioso assassino, il pousseur, spinge le sue vittime sotto i vagoni in corsa. La trama, intricata quanto basta a dare un discreto mal di testa a chi non è patito di gialli o afflitto da schizofrenia paranoide a personalità multiple, si scioglie verso il finale, classicamente. In realtà è un subdolo pretesto dell’autrice per raccontarci il suo universo mentale. Una manipolazione bella e buona. Tipico: perchè questo libro è femmina, abbastanza da lasciare una scia di profumo dietro di sè, e giovane, fresco e prepotente come i sani appetiti vitali della protagonista. E solo una donna può intrecciare vicende intime e pubbliche e misteri, tenendo assieme, abile burattinaia di destini, piani che ogni uomo tenta faticosamente di tenere separati a tutela delle proprie fragili illusioni.

Citazioni scelte

“Il pousseur del metrò faceva ancora più paura perché era destabilizzante: colpiva a caso, e in un momento in cui i parigini erano troppo indaffarati a pensare al lavoro da sbrigare, al capo da rabbonire o alla collega da scopare per ricordarsi di essere vivi, dunque mortali. Colpiva quando la gente non aveva tempo di morire”.

"La Francia, mademoiselle, è quel Paese dove ci sono migliaia di formaggi diversi e milioni di teste di cazzo tutte uguali".

(telefonata dalla Sorbona, Parigi, alla redazione dello storico quotidiano varesino "La Fazione") " ‘Ventitré righe? Ma come, ventitré righe? Mi mandi allo sbaraglio, ti dico che mi sono infiltrata nel comitato di occupazione, e poi, maledetto te, ti fai bastare ventitré righe?’ ‘Ma abbiamo una bella foto su quattro colonne, è solo per poter scrivere dal nostro inviato a Parigi, sai…’ si giustificò Scorbuto, ‘e comunque, Linda cara, vedi di non rompere i coglioni, che oggi a Busto Arsizio c’è stato un rimpasto di giunta e lo so solo io la giornata che c’ho addosso’ "

Autrice: Laura Campiglio
Titolo: Chi dà il nome agli uragani
Collana: Gialloteca
Pagine: 202
Prezzo: 13,00 euro

L’autrice

Laura Campiglio, 29 anni, giornalista, ha scritto migliaia di articoli per quotidiani locali, sceneggiature per registi emergenti… e non ancora emersi. Da quando è nata sua figlia Lola, continua a scrivere e ad addormentarsi tardi, ma ha scoperto che le piace il mattino. "Chi dà il nome agli uragani" è il suo secondo romanzo. Sempre con Dario Flaccovio ha pubblicato nel 2007 il giallo ironico "Invece Linda" (con prefazione di Andrea G. Pinketts).

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Pubblicato il 21 Maggio 2010
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