L’associazione antiracket: “Ora tocca agli imprenditori: parlate!”
Frediano Manzi, fondatore di “Sos Racket-Usura” parla di un aumento esponenziale dei taglieggiamenti. Colpa della manovalanza criminale che affila le armi in attesa dell'Expo
«Ci sono imprenditori che fanno affari con la ‘ndrangheta. E ce ne sono altri che pagano il pizzo. La via di mezzo, cioè quelli che parlano, praticamente non esiste, neppure adesso che ci sono le intercettazioni: hanno troppa paura. Ma devono farlo, devono denunciare».
È lapidario Frediano Manzi (foto), fondatore 13 anni fa dell’associazione “Sos racket-usura”: la sua attività è stata più volte al centro di atti vandalici ed incendi dolosi, tanto da fagli minacciare la chiusura, alcuni mesi fa.
Dopo gli oltre 300 arresti di ieri legati alle “locali” della ‘ndrangheta lombarda Manzi non è sorpreso: «Ce l’aspettavamo, era nell’aria una grande operazione dopo quella portata a termine qualche settimana fa con 15 arresti – racconta il responsabile dell’associazione. Certo nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un’escalation delle richieste di pizzo ai danni delle imprese locali».
Quale potrebbe esser il motivo di questo aumento di estorsioni?
«Le locali stanno cercando in tutti i modi di mettere le mani sui lavori per l’Expò. Si stanno preparando e organizzando per i cantieri – spiega Manzi. Per fare questo, però, stanno “importando” manovalanza criminale dal sud. E questo vuol dire un aumento di pizzo in tutta la zona dell’hinterland Milanese, e nelle province vicine. Nell’ultimo mese, ad esempio, tra Busto Arsizio e Castellanza ci risultano tre incendi dolosi a chioschi che vendono panini. Panini, non ristoranti o pizzerie. Questo vuol dire che il livello degli obiettivi si sta abbassando, proprio per l’arrivo di questa manovalanza criminale. E, puntualmente, anche in questo caso i piccoli imprenditori non hanno parlato».
Ma nessuno sembra accorgersi di questa mano invisibile che si scopre solo quando mette il guanto per compiere omicidi e attentati incendiari ad attività. «Questo è dovuto al fatto che molte amministrazioni pubbliche, se non sono infiltrate da elementi vicini alla ‘ndrangheta, evidentemente non hanno interesse a sapere ciò che accade sul loro territorio – conclude Manzi. Prova di questo fenomeno è, anche in questo caso, il silenzio. Da aprile ad oggi abbiamo inviato la richiesta a 380 amministrazioni comunali di distribuire il nostro questionario a commercianti ed imprenditori, che può essere compilato anche in forma anonima. Nel questionario viene chiesto agli imprenditori in che modo si sono trovati in difficoltà economica, a chi si sono rivolti per avere denaro, fino a domande più dirette legate alla criminalità organizzata. Ebbene, su 380 amministrazioni contattate solo 13 hanno risposto, e lì il questionario, dove è stato distribuito, ha dato informazioni preziose. Penso che questo significhi qualcosa».
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