Il sogno dei 117 di Albizzate: “La nostra festa è una scuola di vita ”

I ragazzi che hanno dato vita alla "Albizzate Valley Festival" ci raccontano tutti io retroscena di una grande kermesse che unisce tutto il paese in 3 giorni di entusiasmo

Albizzate Valley FestivalIl fischio d’inizio per noi è il segnale che siamo in dirittura d’arrivo. Quando all’Albizzate Valley Festival si aprono i cancelli e inizia la musica noi, le magliette gialle dell’associazione Mega, sappiamo che da quel momento possiamo andare avanti per inerzia, seguendo una traiettoria che abbiamo iniziato a tracciare fin dai mesi precedenti. È il coronamento di un percorso durante il quale ciascuno di noi ha speso tutte le sue risorse  e soprattutto le sue capacità. Ed è proprio questo che fa il successo della festa. Della nostra come delle tante altre che si svolgono d’estate in tanti altri paesi.

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Per capirlo meglio lasciateci però riavvolgere il nastro e rivedere qualche spezzone in ordine sparso.

«La festa si fa o non si fa?», cinque mesi fa ci siamo dovuti porre anche questa domanda. La risposta più plausibile era di no, quest’anno non avevamo più lo spazio usato nelle passate edizioni, eppure, incredibilmente, nessuno ha preso in considerazione l’eventualità di una sospensione. Come se l’ostacolo più grande non fosse che una variabile con la quale o senza la quale le cose sarebbero filate lisce lo stesso.

Quando ci hanno dato la possibilità di occupare un altro spazio la situazione non era cambiata poi Gary Powell Albizzate Valley festivaldi molto, bisognava partire da zero, senza strutture, senza nemmeno un’idea di come muoversi. E ancora una volta abbiamo finto di non vedere, abbiamo presentato dei progetti, cercato delle soluzioni a 360 gradi. E uno alla volta tutti i problemi si sono sciolti in un bicchier d’acqua. Le strutture, gli impianti, i permessi. C’era tutto.

Cucina, birre, pulizia, musica, pubblicità, sicurezza, casse, bar. Dietro ogni reparto si nasconde una squadra e un’opera certosina di progettazione. Come in una grande azienda ogni reparto organizza il lavoro in vista della festa. Gruppi che vanno da 4 a 20 persone che per mesi prendono informazioni, sviluppano idee, confrontano preventivi, trattano con i fornitori. È come uno stage, un’esperienza che mette in contatto con tanti mondi che altrimenti non si avrebbe modo di frequentare. Il momento in cui molti di noi si sono presi le prime responsabilità importanti.

Per dare un’idea della dimensione basti pensare che otto anni fa alla festa i fusti di birra arrivavano in macchina, caricati di fortuna. Ora vengono scaricate da un tir, o ancora che i gruppi musicali prima arrivavano dalla zona e si accontentavano di birre e patatine, ora abbiamo dovuto prenotare aerei, hotel e ristoranti.

Nessuno sapeva come fare all’inizio, sennonché con gli anni si sono stratificate le competenze e Adam Ficek Albizzate Valley Festivalaumentate le persone con cui condividere le fatiche.

Chiamare dei gruppi musicali per esempio implica un’infinità di operazioni. Bisogna decidere chi contattare, trattare con le agenzie, verificare le disponibilità, controllare le schede tecniche, adeguare la fornitura dell’impianto di diffusione della musica, organizzare tempi, il costo del biglietto, contrattare i permessi con la Siae, le autorità e le forze dell’ordine per l’orario di chiusura. E ogni volta che un tassello non s’incastra con un altro ricominciare da capo.

Il mangiare, altra variabile molto delicata. Anche in questo caso ci sono normative da rispettare, budget da tenere in considerazione, preventivi da confrontare. Bisogna trovare gli impianti per cucinare, per la refrigerazione, tutto l’occorrente per servire, organizzare una squadra. E naturalmente quel pizzico di fantasia che in cucina è d’obbligo.

Sotto il sole battente di numerosi week end decine di ragazzi e ragazze hanno lavorato per ore e ore per montare le strutture, hanno condiviso emozioni, fatiche e soprattutto competenze. Gli idraulici hanno fatto gli impianti dell’acqua, gli elettricisti quelli elettrici. Gli operai, i ragionieri, i muratori, gli studenti, i saldatori, i grafici. Ognuno ha messo al servizio della festa il proprio bagaglio di conoscenze. E, ma non c’è bisogno di dirlo, senza neanche una mancia di ricompensa.

Domenica prima della festa. Sotto un tendone, martoriati dalle zanzare, tutti e 117 i soci abbiamo celebrato il momento più emozionante dei preparativi. L’ultima riunione prima della festa: volti, speranze, auspici. Fino al mese prima magari non ci eravamo neanche visti tra di noi. Oramai però siamo una squadra, ognuno ha condiviso troppo di se stesso per essere indifferente a chiunque altro tra di noi.

Pochi giorni dopo due di noi stavano sbrigando gli ultimi lavori per avere tutto pronto in tempo utile. Avevano uno quasi il doppio dell’età dell’altro. Stavano lavorando per una festa, ma quello che facevano era qualcosa di più: il più piccolo stava imparando dal più grande, e il più grande stava imparando ad insegnare al più piccolo. Anche questo piccolo scorcio da l’dea di che cosa rappresenta il festival al di là dei 3 giorni nei quali si svolge.

Poi è arrivato il momento. E quando è cominciata la musica il regalo più grande: la gente non smetteva mai di arrivare. Tutte le fatiche di mesi e mesi sono state ripagate da un colpo d’occhio.

Eravate tantissimi e vi siete divertiti. E questo è stato il regalo più bello che ci avete fatto. E che fin quando potremo, continueremo a farvi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Luglio 2010
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