La zona franca di Malpensa che preoccupa Lonate

L'ampliamento dell'aeroporto toglierà terra che diventerà demanio. Il sindaco Gelosa: "C'è il rischio che si trasferiscano attività economiche, senza beneficio per il territorio"

«Il rapporto con il territorio, fino ad ora, non esiste. E non lo diciamo solo noi, l’ha ammesso anche l’assessore alle infrastrutture Raffaele Cattaneo». Piergiulio Gelosa, il primo cittadino di Lonate Pozzolo, è soddisfatto dall’evoluzione del dibattito sulla terza pista e sullo sviluppo dell’aeroporto. Mentre cammina in Via Gaggio, incontrando i tanti cittadini (non solo lonatesi) che frequentano la zona, ragiona sul consiglio regionale a cui ha assistito martedì scorso. E parte proprio da un punto: il rapporto tra Malpensa e il territorio non è rose e fiori e ora lo ammettono anche da Milano.

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Milano, frazione Malpensa
La prima preoccupazione è proprio quella della terza pista e del polo logistico: l’ampliamento dello scalo sottrarrebbe un’ampia fetta di territorio a Lonate. E nell’enorme zona che passerebbe all’interno del sedime potrebbero trovare posto altre attività economiche: «Nel momento in cui si posa la recinzione e l’area diventa demanio, ci si può costruire senza pagare oneri di urbanizzazione e senza pagare Ici». Il rischio è che per chi lavora con e per l’aeroporto porti dentro nella “zona franca” la sua attività, lasciando a bocca asciutta il territorio. Qualche caso c’è già: basta pensare al grande albergo che sta sorgendo di fronte al Terminal 1, che si teme farà concorrenza spietata agli albeghi sorti in questi anni intorno a Malpensa. «Persino chi è già insediato in zona potrebbe trasferirsi dentro la recinzione: se fanno il polo logistico, chi ci dice che non si trasferiscano lì le attività che ad esempio oggi sono nell’ex cava della Maggia». Un pezzo di economia che dalla provincia di Milano si sposterebbe in quella specie di enclave di Milano che è Malpensa (non solo per il prefisso telefonico).
La promessa dell’Euro e i problemi di oggi
E poi c’è anche la questione economica che riguarda l’oggi: ad esempio sull’uso dei fondi, sulla spartizione tra i diversi Comuni che hanno in carico i servizi: «Le regole attuali – continua Gelosa- sono inique e anche insufficienti per governare il fenomeno». E fa un esempio concreto, quello della Polizia Locale che opera dentro lo scalo: «Non abbiamo soldi per fare il terzo turno, i nostri vigili smontano alle 17. E i tassisti abusivi si presentano a quell’ora». E ricorda anche la questione dei fondi che Sea deve accantonare per finalità ambientale e per il miglioramento della qualità di vita: «Dove sono finiti?». Tutte questioni ancora aperte, per ora il sindaco si è dovuto occupare anche di casi concreti: «Il consiglio regionale è stata occasione per incontrare Formigoni: gli ho parlato del caso del Perograno, cooperativa che lavora con i disabili e si trova proprio sotto le curve di virata». All’assessore al territorio Daniele Bellotti ha parlato invece dei lavoratori del discount che deve chiudere forzatamente, “sfrattato” dai meccanismi burocratici della delocalizzazione. Di fronte a problemi del genere, la proposta dell’Euro di addizionale sui biglietti non interessa granchè: «Vuol essere una rivalsa contro Roma? A noi  non interessa»
 
Lavoro e sviluppo non dipendono dalla terza pista
Cambiare rotta nel rapporto tra Malpensa e il territorio, dunque. «Fino ad oggi – sintetizza il sindaco di Lonate – è stato un rapporto figlio delle parentele, del clientelismo, dei rapporti personali: devono essere sostituiti invece da rapporti istituzionali, di meritocrazia, di trasparenza». Un rapporto che deve ripartire proprio dalla tutela del lavoro, che deve essere meno precario, garantito nel tempo. «La tutela del lavoro e lo sviluppo non sono in contrasto con il nostro no alla terza pista: noi contestiamo la terza pista, ma diciamo anche che Heathrow sta crescendo con due piste e ha potuto rinunciare alla terza»

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Pubblicato il 01 Luglio 2010
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