Nasce anche a Busto la Federazione della Sinistra

Avrà un direttivo di quattro memebri (due Prc e due PdCI), un tesseramento proprio anche al di fuori dei due partiti principali. Obiettivo alleanze larghe a centrosinistra, ma per ora è buio fitto sulle prossime mosse

A Busto Arsizio prende corpo la Federazione della Sinistra. A livello locale del direttivo faranno parte Rainero Bera e Antonello Corrado per Rifondazione Comunista e Mauro Negri e Stefano Rizzo "in quota" PdCI. Non bisogna tuttavia pensare che la formazione sia aperta ai soli tesserati di partiti esistenti (una quarantina per Rifondazione, 25 per il PdCI in città), che sono considerati automaticamente iscritti: ci si potrà tesserare, volendolo, direttamente alla Federazione.
A presentare i temi dell’azione politica Ada Salerno e Cosimo Cerardi, la prima sarà portavoce inizialmente ma l’incarico dovrebbe ruotare ogni pochi mesi. Molti i riferimenti ai grandi temi nazionali, quasi nessuno a quelli locali: difficile strappare qualche parola ai due sugli scenari per le elezioni amministrative. Tanto più non essendo presente all’incontro con la stampa Corrado, il consigliere comunale in carica che avrebbe dovuto portare il suo contributo sulle questioni correnti.
Una sola cosa è chiara: con la Federazione della Sinistra si mira (di nuovo) all’unità a centrosinistra, perchè solo con l’unità si può vincere, «lo dimostrano anche le vicende della Resistenza». E unità, nella prassi, vuol dire che «laddove si verificano le condizioni per accordi con altre parti del centrosinistra, fermo restando che noi siamo una sinistra alternativa, ben vengano questi». Quasi null’altro per ora è dato sapere, nel senso che è troppo presto per pronunciarsi su quanto seguirà da qui alle elezioni della prossima primavera che rinnoveranno l’amministrazione di Palazzo Gilardoni. Un solo riferimento a chi non è d’accordo con la scelta della federazione e, quanto ad alleanze, dell’unità "larga", di tipo «ciellenistico» (anche qui si cita, in un contesto del tutto diverso, l’esperienza della Resistenza, ma non a caso ribadirà Cerardi): «Faccio appello ai compagni, in minoranza, che non credono a questi progetto. Vuol dire non credere all’unità. E compito di un comunista non è dividere, ma unire» ricorda Salerno. Col che diventa difficile spiegare perchè due partiti comunisti siano assurdamente separati, almeno dal punto di vista formale, da ormai dodici anni. Ma la politica, si sa, è l’arte del possibile.
Per il resto, in attesa che si dissipino le nebbie preelettorali bustocche, le idee a livello nazionale sono chiare, almeno sui "no" da opporre ad un andazzo sempre più catastrofico, almeno visto da sinistra. Il governo Berlusconi «riporta indietro l’Italia di sessant’anni» denuncia Salerno, la riporta indietro con l’attacco alla contrattazione collettiva su base nazionale, con i «decreti interpretativi e ad personam», con le politiche del ministro Gelmini, da cui «la scuola pubblica è stata indebolita fortemente», con le scelte a favore della privatizzazione dell’acqua, e così via. «La Federazione della Sinistra si fa carico di lottare contro questi soprusi», parla di un ritorno alla scala mobile per l’adeguamento dei salari al costo della vita, o a qualcosa che ne richiami il meccanismo, e «programma il ritorno sulle piazze e nelle fabbriche». Ambiente quest’ultimo per nulla promettente, a differenza di cent’anni fa, se è vero come dice Cerardi che alle ultime elezioni politiche «il 60% della classe operaia del Nord ha votato Lega». Interrogarsi sul perchè è il minimo per una sinistra che ha subito «una sconfitta storica» al «punto di svolta» del 2008, che con la sua esclusione dal Parlamento per Cerardi ha marcato definitivamente la fine della lunga transizione tra la prima e la seconda Repubblica.
Su tutto aleggia lo spettro che inquieta il mondo: non certo quello del comunismo, bensì quello della crisi, già data per morta ma che non ne vuole sapere di starsene sepolta. E dai comunisti Salerno e Cerardi si ode quindi lamentare il triste destino dei piccoli imprenditori, degli artigiani, «le cui attività vengono spazzate via mentre le banche si rendono indisponibili a finanziarle». La crisi, insiste Cerardi, «sarà molto lunga» e non è contingente ma «di sistema», di sovrapproduzione:  «sono venute meno le condizioni di profitto per il capitale. Dopo, nulla sarà più come prima». Per quel che rimane della sinistra novecentesca, è questo è molto vero a Busto Arsizio, già ora nulla è come prima.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 12 Luglio 2010
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.