Quando l’E-Book va in cerca di saggezza

"Un rana sul polso" è opera della bustocca Francesca D'Agostino: un agile condensato di riflesisoni sparse sui temi della vita

Un e-Book filosofico-pratico, uno "zibaldino" di pensieri sparsi (ma non casuali), di sussurri della coscienza, un agile manualetto votato «alla sopravvivenza» come dice l’autrice stessa. Non certo la sopravvivenza economica della scrittrice, visto che da tempi non sospetti "carmina non dant panem", ma più in generale quella dell’anima di fronte ai mille assalti quotidiani di paure, dubbi, stress. "Una rana sul polso" è un libro che chiede pareri, più ancora che darne: quelle dei lettori. Un autoproclamato "assembramento di pensieri considerazioni, riflessioni, confidenze" opera di Francesca D’Agostino. «Bustocca di mamma umbra e papà piemontese e affezionata lettrice di Varesenews», dice di sé, di mestiere è responsabile in un centro elaborazione dati a Gallarate. Scrittrice per diletto fin dagli anni dell’adolescenza, una dozzina d’anni or sono ha applicato i suoi talenti poetici a degli agendari (agende corredate di scritti vari) e a due «mostre al contrario» in cui dedicò dei versi ai quadri espostid a noti pittori della nostra zona.
Due le sue pubblicazioni letterarie, entrambe online per i "tipi" virtuali dell’editore Simonelli, deciso a sfruttare le possibilità offerte dal web: oltre a "Una rana sul polso", uscito il mese scorso, quattro anni fa uscì "366 pensieri per un anno diverso" di cui fu fatta anche una versione in inglese.

"Una rana sul polso", pubblicato e in .pdf e in EPub – lo standard informatico per i libri digitali – tocca i fatti della vita: il matrimonio con le sue gioie domestiche e i suoi problemi, il male di vivere, la crescita dei bambini e dei ragazzi, il "bagaglio" che ci portiamo appresso (la vita come viaggio è un aspetto ricorrente) riempiendolo o svuotandolo nei vari momenti chiave dell’esistenza, la morte, le relazioni con gli altri, l’irriducibilità dell’io. È un testo da assumere a dosi omeopatiche: «non per un consumo banale», non per una lettura veloce. Un capitoletto per volta, magari aprendo a caso invece che in ordine sequenziale. Prendere preferibilmente accompagnato con un pizzico di buonsenso, un’aggiustata di ottimismo, disponibilità al cambiamento quanto basta, questa la ricetta dell’autrice.
«Ogni giorno ognuno di noi cambia un pezzettino, chi in peggio, chi in meglio. Ogni incontro ha bisogno di uno spazio, di tempo, di riflessione». Il libro manca in apparenza di un filo conduttore: «Non bisogna pensare a quello che volevo dire io, ma a sé: bisogna fare proprio il libro». Quasi specchiarcisi. In fondo, un filo conduttore alla fine si può trovare: il rapporto fra l’interiorità e il mondo esterno. Che come tema non è poco: espone al rischio di scivolare nella banalità da un lato, di essere troppo concettosi dall’altro. «Non pretendo di enunciare delle verità, ma quanto scrivo può forse aiutare a vivere meglio il presente, e a dare un’impronta diversa al proprio futuro, a rapportarsi con gli altri con un approccio diverso. Scrivere è un modo di prendere in mano i miei pensieri» dice. E di riflettere su quelli altrui: scrivendo a unaranasulpolso@gmail.com si possono esprimere le proprie impressioni.

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Pubblicato il 14 Luglio 2010
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